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Formula 1, ritorno al passato: la FIA limita le comunicazioni radio

La Formula 1 si rivolge al passato per costruire il futuro. L’ultima “novità”, di cui si sta discutendo in questi giorni, riguarda infatti le comunicazioni radio dai box, che i vertici della FIA vorrebbero rendere meno invasive nei riguardi dei piloti. Negli ultimi anni infatti, complice la telemetria, gli ordini di scuderia hanno dato sovente l’impressione di sostituirsi alla volontà del pilota, ormai quasi teleguidato a distanza, come in un videogioco. I vertici della federazione sembrano ora decisi a interpretare la norma 20.1 (“Il pilota deve guidare la vettura da solo e senza nessun aiuto esterno“) nella maniera più restrittiva possibile, impedendo qualsiasi comunicazione che non riguardi la sicurezza.

Niente più informazioni sul consumo del carburante, sulle prestazioni del motore o dei pneumatici: la FIA ha dunque deciso di accantonare un po’ di tecnologia in favore del fattore umano. È il pensiero espresso da Toto Wolff, direttore esecutivo della Mercedes, il quale ha assicurato che “I piloti saranno più soggetti a fare errori e questo potrebbe davvero cambiare il volto di ogni gara.” Si tornerà dunque a vedere i cartelli (pit board) esposti al passaggio del pilota, in una riproposizione quasi vintage dei muretti degli anni ’70 e ’80.

L’uso delle comunicazioni radio in Formula 1 data infatti al 1985. Fu la Williams, sull’esempio di quanto già avveniva nelle gare di IndyCar, a utilizzare per prima questo sistema, durante il Gran Premio di Detroit. Si aggiunse poi la Lotus e, a seguire, tutti gli altri team fino a una rivoluzione non solo nell’interazione con il pilota, ma anche nella spettacolarizzazione dell’evento. La comunicazione radio si è rivelata, negli anni, una parte importante della trasmissione televisiva, attestata dall’interesse degli spettatori, attirati anche dal contrasto delle voci e delle emozioni. La moderazione quasi impersonale dei tecnici contrapposta alla concitazione del pilota, le cui frasi strozzate dal casco contribuivano ad accrescere la tensione o a ridestare interesse per una fase di gara considerata interlocutoria.

In passato le frasi scambiate fra scuderie e piloti durante la gara sono state fonte di pettegolezzi, scandali e investigazioni da parte della Fia, solitamente chiuse senza particolari sanzioni. A Jerez de la Frontera, nel 1997, la manovra azzardata di Schumacher contro Villeneuve, vincitore poi della corsa e del Mondiale, oscurò gli accordi fra Williams e McLaren, emersi in seguito grazie proprio alle frasi martellate tramite radio. Nelle registrazioni, giunte poi ai giornali, si potè ascoltare Patrick Head e l’ingegnere capo Jock Clear, ormai sicuri del trionfo iridato, informare il canadese che “Ci interessa più il campionato che la posizione in gara. (…) Hakkinen è ora in seconda posizione. Probabilmente vuole vincere. (Ci è stato) Molto utile. (…) Hakkinen è stato molto efficace, Jacques. Seconda posizione. Non mi abbandonare, Jacques. Ne abbiamo parlato…“. Il finlandese superò il neo Campione del Mondo e tagliò per primo il traguardo.

L’anno dopo fu la McLaren ad attirare le attenzioni per un accordo svelato proprio dalla radio. Nel primo Gran Premio della stagione, consci dell’innegabile superiorità della monoposto inglese, Ron Denis e i suoi piloti, Mika Häkkinen e David Coulthard, fissarono una regola volta a impedire lotte fratricide, che avrebbero potuto danneggiare il team. Chi avesse passato in testa la prima curva si sarebbe aggiudicato la gara. Le prime tornate videro il finlandese vincitore, ma fu proprio a causa della radio che il patto venne alla luce. Häkkinen infatti, a causa di un’interferenza nelle comunicazioni, credette di essere stato richiamato ai box e si fermò per un pit stop non programmato, che permise al compagno di prendere il comando della corsa. Nel finale, però, fedele all’intesa stabilita dai vertici del team, lo scozzese alzò il piede dall’acceleratore, lasciando al finlandese il gradino più alto del podio e innescando una di quelle polemiche che, da sempre, contribuiscono a ravvivare l’interesse per la Formula 1.