Il nuovo corso della Roma

Fa strano dirlo dopo una doppia sconfitta per 2-0 in Champions League, ma sono convinto che queste due partite possano essere un punto di partenza per la Roma di Spalletti in futuro. Sia all’andata che al ritorno, infatti, i giallorossi hanno avuto l’opportunità di battere un avversario sulla carta fuori portata per motivi economici, finanziari e tecnici: l’obiettivo non è stato nemmeno sfiorato, sia chiaro, perché i madrileni hanno chiuso la pratica già all’Olimpico. Però contro un avversario così ostico non si può guardare solamente il risultato, serve analizzare nel complesso la sfida.

Facendo quindi un’analisi più approfondit emerge che la Roma si è scrollata di dosso la paura di giocare, sindrome da cui era afflitta con Rudi Garcia in panchina. Emerge che con un pizzico di cinismo in attacco e un po’ di malizia in più in difesa il risultato sarebbe potuto essere un altro: tutti dettagli che fanno la differenza tra una buona squadra e una candidata a vincere la Coppa, per carità, però considerata la situazione attuale della Roma credo che, in questo momento, possa anche andare bene così. Specie perché il terzo posto adesso è di nuovo un obiettivo raggiungibile e, nel caso le due davanti dovessero commettere qualche passo falso di troppo, anche le prime due posizioni non sono più un tabù.

Spalletti giustamente si è arrabbiato per la prestazione dei suoi giocatori: in cuor suo sa benissimo che la Roma difficilmente avrebbe potuto giocare un doppio confronto migliore, ma sa altrettanto bene che la mentalità della grande squadra anche in Europa non la si costruisce da un giorno all’altro. E’ quindi necessario responsabilizzare tutto l’ambiente, per debellare questa sindrome da provinciale che aveva attanagliato Roma nell’ultimo periodo; basta vedere le prestazioni contro Barcellona, Leverkusen e Bate Borisov, tutto un altro mondo rispetto a ora. Questa Roma adesso è imprevedibile, può contare su più opzioni offensive (centravanti classico come Dzeko o atipico come Perotti) e un pacchetto difensivo che sembra aver finalmente trovato i giusti meccanismi. Grande merito va anche alla dirigenza che, con coraggio, ha preferito El Shaarawy e Perotti a Gervinho e Iturbe, con l’ivoriano che sino a quel momento della stagione non aveva deluso le aspettative: facile dirlo dopo ma in tanti, a gennaio, avevano criticato la scelta di riportare in Italia il talento ex Milan e Genoa.

Alla Roma adesso spetta l’ennesima prova di maturità. E’ infatti capitato spesso, in passato, che dopo una batosta europea la squadra si disunisse e non riuscisse più a trovare continuità di risultati anche in campionato. Impedire questo crollo psicologico sarà l’obiettivo principale di Spalletti, uno che ha dimostrato con i fatti di saper prendere decisioni impopolari, andando contro il volere di una folla troppo lunatica e umorale.

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Alessandro Lelli