MP Istantanee presenta… Eduard Dubynskiy, duro e sfortunato

Soprattutto nel calcio “di una volta” esistevano quei difensori che, in qualsiasi campo giocassero, venivano preceduti dalla loro fama di duri. Quelli che difficilmente facevano passare l’attaccante, che trasformavano la contesa in uno scontro senza esclusione di colpi. Eduard Dubynskiy è stato uno di questi. Terzino roccioso, trovò morte prematura per le conseguenze di un gravissimo infortunio patito al Mondiale 1962.

Partenza dall’Ucraina

Eduard Isaakovych Dubynskiy nasce a Kharkiv, nell’odierna Ucraina, il 6 aprile 1935 da famiglia ebrea. Entra nelle giovanili del Lokomotiv Kharkiv nel 1952 ed esordisce in prima squadra durante il campionato 1954. In quel suo primo torneo in massima serie totalizza 5 presenze. Dubynskiy (che in Italia poi conosceremo trascritto senza le y) gioca come difensore, precisamente nel ruolo di terzino destro marcatore. Un tipo che va al sodo, Eduard. La sua caratteristica migliore è proprio quella di rendere inoffensiva l’ala sinistra di turno: con le buone o con le cattive, non importa.

Primo piano di Eduard Dubynskiy

La Nazionale sovietica

La sua fama di duro si cementa dapprima nei campi di calcio della cadetteria con l’ODO Kiev e poi di nuovo al piano più importante con la casacca dell’ODO Sverdlovsk. Nel 1957 passa al CSKA Mosca. Si sta per aprire quell’epoca in cui la Nazionale dell’Unione Sovietica naviga al top del calcio continentale, forte del Campionato Europeo conquistato nell’edizione inaugurale del 1960 e della presenza in campo del migliore portiere in circolazione: Lev Yashin. Il selezionatore Kachalin fa esordire Dubynskiy con la prestigiosa divisa marchiata CCCP il 24 giugno 1961, nell’amichevole di Mosca contro l’Argentina. Da quel momento diventa titolare pressoché fisso, prendendo parte a due gare di qualificazione mondiale (le vittorie esterne contro Norvegia e Turchia) e alle amichevoli sulla strada della Rimet cilena.

L’incidente

L’Unione Sovietica partecipa così al Mondiale 1962, rientrando senza dubbio tra le compagini più temute ed attrezzate. La gara di debutto si gioca ad Arica il 31 maggio. Di fronte ecco la Jugoslavia, altra rappresentativa di spicco del vecchio continente. Agli ordini dell’arbitro tedesco occidentale Dusch e, davanti a 9000 spettatori, Kachalin manda in campo: Yashin, Dubynskiy, Maslyonkin, Ostrovskiy, Voronin, Netto, Metreveli, Ivanov, Ponedelnik, Kanevskiy, Meskhi. Il centrocampista jugoslavo Muhamed Mujić, capitano avversario, veste i panni del boia per il numero 4 sovietico. Furioso per un rigore non concesso, si avventa su Dubynskiy con un tremendo tackle. Le conseguenze sono gravissime: frattura comminuta (ovvero in più parti) di tibia e perone della gamba sinistra. All’epoca, un infortunio che quasi matematicamente poneva fine all’attività di un calciatore. Poco importa se Mujić, peraltro non sanzionato dall’arbitro, venga escluso dalla Jugoslavia e rimandato a casa. La Coppa Rimet 1962 (forse l’edizione più violenta del torneo) di Dubynskiy finisce qui. Ma non la sua carriera.

L’infortunio alla Rimet 1962

Conseguenze fatali

Vista la gravità dell’infortunio subìto, Dubynskiy resta lontano dai campi per un anno, saltando l’intera stagione 1962. Ma riprende a giocare con la maglia del CSKA Mosca e addirittura torna in Nazionale nel settembre 1963 contro l’Ungheria. Neanche un mese più tardi affronta l’Italia per le qualificazioni ad Euro 1964: una gara destinata a passare alla storia azzurra. Dubynskiy si fa particolarmente notare in negativo contro Sormani e Pascutti. Quando stronca la punta del Bologna con uno sgambetto plateale, al 23° minuto, Pascutti si rialza e corre verso Dubynskiy poggiandogli i pugni chiusi sul naso. Il terzino sovietico si butta a terra, lamentando chissà quale colpo. Il polacco Banasiuk espelle Pascutti, e da quel momento Dubynskiy diventerà per gli italiani sinonimo di “macellaio“. Infatti, nella partita di ritorno a Roma, il difensore di Kharkiv non si ripresenterà fiutando l’aria pesante. Quella resterà l’ultima delle sue 12 gare in Nazionale. Ma di fatto, la sua parabola agonistica e di vita sta volgendo al termine. Esce dal calcio di vertice per le conseguenze dell’infortunio di Arica, scendendo in campo per le ultime partite con SKA Odessa e Metalurg Lipetsk. Contrae un sarcoma (una forma tumorale) originatosi proprio nell’arto ferito, e con questa patologia Dubynskiy lotta fino alla prematura scomparsa, avvenuta l’11 maggio 1969 all’età di 34 anni.