Stiamo assistendo a quella che potrebbe essere una delle edizioni più strane e combattute negli ultimi anni per quanto concerne il più antico torneo della storia ovale: del resto, come accade per altri sport, la stagione successiva (in questo caso concomitante) a una manifestazione iridata riserva sempre sorprese e cambiamenti. I Mondiali hanno infatti consegnato alle compagini del Vecchio Continente più dubbi che certezze, dopo i fallimenti brucianti di Inghilterra e Francia, solo in parte cauterizzati dalle figure tutto sommato egregie di Irlanda, Galles e, soprattutto, Scozia.
Ed è proprio alla squadra più settentrionale delle sei consorelle che rivolgono pensieri e preoccupazioni (del tutto giustificate) Brunel, Parisse e compagnia cantante. Gli uomini di Cotter hanno sfiorato per l’ennesima volta una piccola grande impresa: se nei quarti di finale iridati solo un calcio di Foley al minuto 80 aveva loro negato il più dolce dei sogni, sabato scorso a Cardiff, un Galles assai smunto ha dovuto faticar non poco per confermare i pronostici e rispedire a casa con le pive nel sacco la nazionale del cardo.
L’Italia del nuovo corso giovanile (ultimo per il ct francese), dopo la bella impressione destata a Parigi con una Francia ancora troppo brutta per esser vera, registra la puntuale, lo diciamo con rammarico, involuzione successiva al palesamento di qualche interessante progresso, primo fra tutti la capacità (quasi inedita) di durare per tutti gli ottanta minuti d’un incontro a questi livelli. Contro gli Inglesi, dinanzi alla consueta bella cornice dell’Olimpico (non erano pochi, però, i sostenitori ospiti), siamo tornati a spegner la luce intorno al minuto 60, per poi assistere al dilagare della Rosa, tra le cui file ha impressionato la prepotenza fisica del giovane Maro Itoje, una terza linea classe 1994 di cui potremmo sentir parlare non poco, nei prossimi anni.
Tra due settimane, a Roma ci aspetta la partita cruciale del nostro Sei Nazioni, quella contro gli scozzesi, per tradizione nostri avversari diretti nell’evitare cucchiaio di legno e, talvolta, addirittura il white wash. Non sarà affatto facile per gli Azzurri, anche perché Tommy Seymour e Greig Laidlaw sono apparsi in autentico stato di grazia. Ci affidiamo alla crescita (sulla quale non dubitiamo) del buon Carlo Canna, il momento d’oro di Campagnaro e pure allo “stellone”, pregando di non dover fronteggiare ulteriori infortuni dopo quelli di Alessandro Zanni e Gonzalo García. Per evitare di ripeterci, rimandiamo l’eventuale analisi dell’Italia ovale a dopo il terzo turno, quando sapremo se affrontare le altre due trasferte (a Dublino il 12 marzo, a Cardiff sette giorni dopo) con la sfrontatezza dell’out sider guastafeste o la disperazione del naufrago alla cerca dell’ultima spiaggia. Certo che sarebbe auspicabile non dover passare sempre dalla speranza di essere veramente una squadra da Tier 1, al sospetto di essere una di Tier 2 prestata al massimo livello. Prospettiva, quest’ultima, comunque esagerata, dato che la distanza tra noi e le altre sembra comunque (ancora) considerevole, nonostante il progressivo avanzare di Georgia e Romania. Chi fa davvero paura, semmai, è il Giappone.
Quanto alla vetta, il torneo si sta trasformando in un Three Nations dai tratti assai peculiari: la Francia vince senza convincere, ma i due successi stiracchiati contro Italia e Irlanda non devono essere sottovalutati e, anzi, denotano comunque una capacità di “salvarsi” che, col passar del tempo e degli allenamenti, potrebbe rivelarsi un propulsore non indifferente per coach Guy Novès. Il Galles patirà senz’altro il mancato successo contro l’Irlanda alla prima giornata e la partita contro i galletti (venerdì 26, a Cardiff) ha il sapore di un’autentica “semifinale” per decretare chi dovrà vedersela con l’Inghilterra. Quest’ultima appare, al momento, la migliore in salute del lotto: due vittorie come l’eterna rivale d’Oltremanica, con la differenza d’averle colte entrambe in trasferta, la prima contro una Scozia “dura” come non si vedeva da anni. Il 27 febbraio, Londra attende la sentitissima sfida contro un’Irlanda “costretta” a vincere se non vuole definitivamente abdicare e rinunciare al sogno del terzo titolo consecutivo (filotto inedito almeno dall’istituzione del Cinque Nazioni, 1947, se si escludono le vittorie condivise).
Tutto (diciamo quasi tutto) può accadere: non resta che aspettare qualche giorno e sperare che i verdetti, per una volta, possano essere davvero incoraggianti. Di sicuro, chi ama l’ovale ne vedrà delle belle.