Lo avevamo già scritto prima della partita casalinga con il Novara: è un Como che soffre la sindrome da rimonta. La storia si è ripetuta, sabato pomeriggio al “Sinigaglia”. E dispiace, perché i lariani hanno giocato una partita onesta, nella quale hanno creato occasioni da rete, contenendo un avversario pericoloso, e con parecchi punti in più in classifica.
C’è disappunto, tra i tifosi, perché il gol del vantaggio (segnato dal solito Ganz), è arrivato a poco più di un quarto d’ora dal termine, e quindi si poteva, doveva tenere il risultato. Il Como ha perso meno partite rispetto a diversi concorrenti dirette; tuttavia, ne ha pareggiate ben dodici, e dieci volte è stato rimontato (da una sola rimonta è però derivata una sconfitta), a volte con squadre anche nettamente più forti.
Mister Festa non cerca scuse: “Sembrava che li stessimo contenendo bene, ma abbiamo subito il gol, per un lancio di cinquanta metri, che ha scavalcato il centrocampo, e sorpreso la difesa. Ma non voglio gettare la croce su nessuno, si sbaglia tutti quando si subisce una rete. Peccato, perché c’erano tutti i presupposti per portare a casa tre punti importantissimi. Se ci pesa? A lungo andare, si: ma non dobbiamo farci condizionare: magari ci capiterà di cogliere il risultato pieno in occasioni nelle quali, invece, demeriteremo. Però la squadra è viva, corre e si batte, contro tutti. Ora arriveranno due trasferte difficili, la prima ad Ascoli, contro una concorrente diretta: e saranno punti che varranno doppio.”
L’allenatore insiste, e a ragione, su questa caratteristica positiva: la striscia positiva del Como è arrivata a sette risultati utili. La squadra ha imparato a segnare, a differenza di ciò che avveniva nella prima parte della stagione: il merito è, anche, di un centrocampo che costruisce di più. La partita dello svizzero Basha, ex Lucerna e Torino, è stata ampiamente sopra la sufficienza, rivelandosi un’ottima alternativa a Ghezzal (il franco-algerino, per motivi contingenti, ha effettuato una preparazione fisica raffazzonata, con tutto ciò che ne consegue), il quale ha potuto tirare il fiato, entrando a partita iniziata. Davanti alla difesa, la coppia Fietta-Barella si sta disimpegnando bene. Resta l’incognita, appunto, della retroguardia, anche sabato incompleta: ma il reparto arretrato è anch’esso in miglioramento (9 reti segnate contro le 6 subite, nelle ultime sette giornate).
Queste, le cose belle. Quelle brutte, riguardano i punti: i pareggi, purtroppo, anche se ottenuti contro compagini forti, a questo punto della stagione (e della classifica) non possono essere considerati risultati positivi. Lo abbiamo già scritto: manca un terzino forte a sinistra. Non si sa se arriverà, ci sono eventualmente delle opzioni alternative, ma non è detto che siano valide. In un libro di Stefano Benni, letto da giovani, tanti anni fa, era contenuta una massima “riciclata” dal ventennio: “È il centravanti che traccia il solco, ma è il terzino che lo difende.”
Ovvietà, certo. Ma in fondo, il calcio è una cosa semplice. Così semplice, che tutti ritengono di poterne parlare: ma questa, è un’altra storia. Ora, serve concretezza, e la necessità di difendere il risultato coi denti. La squadra di oggi, tutto sommato, ha dimostrato di potersela giocare con tutte. Deve, però, non incassare più gol: ma le partite dove non è accaduto, si contano sulle dita di una mano. La capacità di invertire questa tendenza sarà la chiave di volta, e determinerà la permanenza, o meno, dei lariani, nel calcio che conta.