Nel tennis, una delle massime rappresentazioni dello sport individuale, è decisamente facile trovare personaggi caratteristici e fuori dalle righe. Aleksandr Kudryavtsev rappresenta al meglio questo “stereotipo” di sportivo anticonformista, sia nel modo di giocare (incostante, senza un filo logico) che nel modo di comportarsi, spesso burrascoso (ma non scorbutico) con tutto quello che gli capita a tiro. Come nella sfida di ottavi di finale al challenger di Bergamo contro Gojowczyk, durante la quale ha completamente divelto un cartellone pubblicitario.
Proprio nella città lombarda abbiamo avuto modo di incontrarlo e conoscerlo meglio, qualche ora prima del suo debutto. Se in campo è spesso un fiume in piena, fuori è una persona decisamente squisita, con la passione della lettura e della conoscenza. Soltanto una cosa lo prende come il tennis: lo Zenit San Pietroburgo. Qualche anno fa, sempre a Bergamo, si rese protagonista di un simpatico episodio: durante un incontro si trovava a bordo campo intento a seguire le vicissitudini della sua squadra del cuore in Champions League, quando ad un tratto lo Zenit segna e nel palazzetto risuona la sua esultanza. E poi magari ha il coraggio di pretendere il silenzio quando gioca lui….
Ed è proprio lo Zenit l’argomento che gli sta più a cuore. “Sono convinto che in Champions non andremo in fondo, nonostante un girone straordinario. In campionato stiamo andando male, forse l’addio annunciato di Villas Boas ha influito. Ora sono arrivati Kokorin, Zhirkov e Mauricio che garantiranno più rotazione e spero che alla fine ci aiuteranno a conquistare un posto in Champions League”.
Sul piano individuale fino ad ora il 2016 non è stato straordinario, con la grande occasione sciupata a Chennai, entrato in tabellone al posto di Anderson. “So di poter giocarmela contro tanti, il mio problema è la discontinuità. L’obiettivo stagionale non è chissà quale risultato, punto a mantenere un certo livello di gioco e di risultati per un periodo di tempo ragionevolmente lungo”. Per uno come lui, che alterna i challenger alle qualificazioni Atp, queste ultime rimangono un tema caldo, soprattutto dopo le modifiche introdotte in questa stagione:”Non è facile esporre critiche o anche solo appunti all’Atp, rischi di incorrere in multe salate. Una cosa che però cambierei è il nuovo modello funzionante per le qualificazioni, perchè ne preclude l’ingresso a molti tennisti”
Parole anche per il fenomeno delle scommesse: “E’ una pratica che esiste, ma è difficile provare che un match sia stato effettivamente truccato. Certo, per il bene dello sport e per i tennisti come me, ovvero la maggior parte, che ottiene i propri risultati lavorando sul campo, non è qualcosa che fa piacere.” Infine, una chiosa sulla situazione del movimento tennistico russo: “E’ da molto tempo che nulla cambia. Non è un momento florido per il tennis maschile in Russia, e anche il futuro non è così roseo. Servono più sponsor e infrastrutture a mio avviso, se non si hanno dei talenti predestinati occorre costruire dei buoni giocatori, e per fare questo bisogna investire.”