Diminuiscono i brasiliani nell’Allsvenskan
Con la finestra invernale di mercato in chiusura (ma in Svezia è quella più importante, visto che precede l’apertura della stagione), si inizia a fare qualche bilancio. E uno di quelli che salta all’occhio, è il calo dei giocatori brasiliani nell’Allsvenskan, mentre cresce il numero degli atleti africani. Per la precisione, i sudamericani attualmente in forza ai club del massimo campionato svedese sono solo 4, vale a dire il valore più basso degli ultimi 15 anni di campionato. Nel 2009, per dire, erano 22. Il primo ad arrivare fu Monteiro (al Malmö nel 1979), ma la statistica parte dall’anno 2000, quando cioè i brasiliani hanno iniziato a popolare le squadre militanti dell’Allsvenskan.
Successivamente alla stagione 2009, il numero dei brasiliani è iniziato a scendere, fino a giungere ai quattro di quest’anno: Romário e Ismaele per il Kalmar, Paulinho nell’Häcken, e Alex nell’Hammarby. Viceversa, un altro continente ha preso il sopravvento: nella scorsa stagione, hanno giocato in Allsvenskan 30 calciatori africani, provenienti da dieci differenti Paesi. Fotbollkanalen ha così intervistato Donald Hellström, svedese ma residente in Brasile, e vero scopritore di giocatori brasiliani per i club militanti nella massima serie. Tra i giocatori, da lui proposti in passato, spiccano infatti i nomi di Wanderson, Ari, Wilton Figueiredo, Daniel Bamberg, Daniel Sobralense, e Ismaele. Nomi da noi sconosciuti, ma che hanno fatto abbastanza bene nel Paese scandinavo. A parte Ismaele (arrivato nel 2013), nessuno dei suoi giocatori ha ricevuto proposte di rinnovo.
La causa di questo, a suo parere, è l’arrivo di troppi giocatori di basso tasso tecnico da quella che, tradizionalmente, è indicata come la patria dei migliori giocatori del mondo: “Non solo questo” ha detto Hellström. “I giocatori africani costano meno, ora che il livello economico del Brasile si è alzato. I brasiliani hanno anche grandi problemi di lingua quando arrivano qua, e hanno bisogno di aiuto per qualunque cosa. I calciatori africani, invece, parlano tutti inglese, e questo li favorisce. Molti giocatori si sono presentati senza procuratore, a fare dei provini. Svante Samuelsson del Kalmar ne ha contattati 16. Alcuni hanno fatto bene, altri no, altri ancora hanno fatto bene lontano dalla Svezia.”
Ma perché una squadra svedese dovrebbe avere bisogno di un giocatore brasiliano, per essere più competitiva? “Senza voler generalizzare, i giocatori brasiliani hanno caratteristiche difficili da trovare da noi, quando si tratta di tecnica e controllo della palla. Ma come sostenevo prima, con l’aumento dei livelli salariali in Brasile, è diventato sempre più costoso trovarne di validi, a costi accessibili.”
Può cambiare la situazione? “Credo di si. Due anni fa, il Real brasiliano valeva quattro corone svedesi, ora due. Si possono trovare buone occasioni, tenendo anche conto che i club di Serie B e C, dove giocano i giovani potenzialmente emergenti, hanno bisogno di soldi. Rimane il problema della lingua, ovviamente.” Insomma, il Brasile potrebbe tornare in auge in Scandinavia. E questo fatto viene sostenuto anche da Svante Samuelsson, altro cacciatore di talenti verdeoro: “Il mondo cambia rapidamente. Ora è il momento dei giocatori africani, che sono in testa alla lista delle preferenze dei club da sei/sette anni. Ma il futuro, non lo conosce nessuno.”