L’aiuto di chi non ti aspetti
È servito un Jesus per far risorgere Honda.
Ora, gioco di parole a parte, non si può non notare come da quando il giapponese nel derby abbia giocato — molto bene — contro un Jesus fuori ruolo e fuori gara ha iniziato a inanellare una serie di prestazioni parecchio superiori alla sufficienza. E insieme a lui, il Milan è stato preso per mano da un altro di quei giocatori — giustamente — contestati e fischiati a inizio stagione: il capitano Riccardo Montolivo, che probabilmente ci ha presi in giro tutti per una carriera intera e si è finto regista o mezzala di “governo” quando invece è un abilissimo recupera-palloni (il primo in Serie A davanti a Magnanelli del Sassuolo).
Pare ovvio a tutti che questi due giocatori non siano due fuoriclasse in grado di far fare il salto di qualità richiesto al Milan, ma grazie al loro impegno, alla loro costanza, alla loro voglia di rivalsa (e anche un po’ grazie alla pochezza di alternative nei loro ruoli) sono riusciti a ritargliarsi uno spazio importante in questo Milan lanciato nella rincorsa al terzo posto.
Il giapponese, mai sembrato davvero dentro al progetto-Milan se non nei primi quattro o cinque mesi della gestione Inzaghi, si è preso la fascia destra a suon di chilometri macinati, assist serviti, buone intese con Abate e, finalmente, gol, come testimonia la sua rete di ieri, la prima in questa stagione. Una realizzazione che, se vogliamo, suggella il momento d’oro del numero 10 rossonero, davvero ripresosi dopo qualche mese di vera agonia in mezzo al campo. Non sarà mai uno sulle cui spalle caricare il peso di una squadra intera, ma messo in un contesto organizzato e fisicamente a posto è in grado di dire la sua, come sta dimostrando.
Più o meno nella stessa situazione c’è Montolivo, capitano fischiato e contestato non più tardi di un mese e mezzo fa contro il Bologna. Dalla gara contro la Fiorentina in poi ha preso in mano le redini del centrocampo, riuscendo sia a dettare i tempi — benché sia molto aiutato dall’accentramento di Bonaventura in fase di possesso palla — e sia a dare una grossa mano ai due difensori centrali, riuscendo a intercettare e recuperare un grande numero di palloni, fermando le offensive avversarie. All’inizio è stato sorretto da Kucka, che correva anche per lui, ma ieri ha dimostrato che anche di fianco a un Bertolacci non ancora al top della condizione — e vorremmo capire quando ci entrerà, visto che siamo a metà febbraio — riesce a giocare finalmente con quella leggerezza mentale che gli permette giocate e decisioni importanti. È ben lontano dalla grandezza dei capitani del passato e forse ancora inadatto a vestire quella fascia, ma le ultime presenze danno sicuramente più senso alla scelta della società di affidargliela.
Insomma, è un Milan che si aggrappa ai gol di Bacca e alle sgroppate di Niang per tornare nel calcio che conta, così come alle chiusure di un Romagnoli sempre più sicuro in mezzo alla difesa, ma se la squadra di Mihajlović è riuscita a risalire la classifica un po’ del merito è anche di due insospettabili: Keisuke Honda e Riccardo Montolivo, la manovalanza rossonera.