Lugano, il giorno dopo

Ticinonews azzardava che chi non era a Cornaredo, ieri sera, avrà pensato a uno scherzo (siamo a Carnevale…) fatto da un amico, facendosi dire il risultato finale di Lugano-Vaduz. Tutto vero, invece. Il peggior attacco (finora) della Super League, ieri sera, ne ha fatti cinque. A fine partita, la delusione era palpabile: poca voglia di parlare tra i giocatori, pubblico che si è allontanato in silenzio, anche se qualche applauso è venuto, dalla tribuna principale: in fondo, i bianconeri hanno messo a segno due reti in pochi minuti, e hanno smesso di crederci solo dopo aver subito la quinta rete, subita con l’ennesimo contropiede.

Amarezza, a fine partita, sia per Zeman che per Renzetti. Il boemo ha fatto notare che in difesa c’erano parecchie assenze, e che anche chi ha giocato non era nelle migliori condizioni. Consola l’avere visto un Bottani già in grande forma, che però ha trovato sulla sua strada uno Jehle superlativo: poteva essere il pareggio e, invece, prima della fine del primo tempo, la rete l’hanno trovata gli ospiti. È mancata anche la buona sorte: subito dalle prime battute ci si è resi conto, in tribuna, che la squadra giocava un po’ alta, forse troppo: ma il Vaduz ha subito segnato (il corner è uscito da una precedente azione pericolosissima, naturalmente di contropiede), e quindi è stato difficile imporre dei correttivi, dovendo rincorrere il risultato. Il resto è stato conseguente, amplificato anche dall’aver subito il secondo gol proprio allo scadere della prima frazione (lo ha ammesso anche Contini, ai microfoni di TeleTicino), cosa che ha sicuramente tagliato le gambe ai giocatori ticinesi, già scossi.

E adesso? I commenti, in tribuna stampa, erano di scoramento. Tuttavia, non si dimentica quanto fatto di buono finora, e le prospettive future. Il Lugano non è nuovo a queste sconfitte eclatanti (le due partite di Zurigo). Tutte queste partite, però, hanno avuto un denominatore comune: squadra spavalda, con baricentro avanzato. L’occasione, ieri sera, era ghiottissima: vincere avrebbe significato mandare la squadra del Liechtenstein a -7 (due settimane e mezza di vantaggio, come avrebbe detto il Paròn Rocco): forse bisognava pensare, invece, che un pareggio avrebbe mantenuto i Rossi (ieri sera in bianco) a -4, un distacco tranquillizzante, tenendo conto delle condizioni di forma non perfetta di diversi attori in campo. Certo, la squadra è giovane ed esuberante, con tutto ciò che consegue.

Davanti non hanno fatto bene Čulina e Šušnjar (entrambi sostituiti), ma per Zeman non sono bocciature: hanno in effetti ricevuto pochi palloni giocabili. Sulla sua fascia ha fatto abbastanza bene Padalino, l’unico a salvarsi dietro: Piccinocchi e Rey, in mezzo, hanno subito il centrocampo avversario, molto bene organizzato, pur essendo entrambi sufficienti. Sabbatini e Bottani bene (hanno anche segnato), ma ieri sera era oggettivamente molto dura. Qualche incertezza di troppo per Valentini (sulla colpo di testa ravvicinato dell’ex Grippo forse sarebbe stato il caso di tentare l’uscita), nonostante qualche bell’intervento, fatto in seguito. Sulle altre reti, in contropiede, con gli avversari che gli si sono presentati davanti da soli, difficile chiedere di più.

In ogni caso, si volta pagina: la prossima settimana c’è il Thun di Saibene, in Oberland. Nel girone d’andata, i bianconeri sono usciti sconfitti in entrambi gli incontri contro i biancorossi, facendo però bene in entrambi i casi. Ci sono alcuni giorni per recuperare: dietro rientreranno Datković e, probabilmente, anche Veseli. Molto farà, a nostro parere, anche una diversa mentalità: contro i bernesi, si giocherà sicuramente con un approccio diverso, non solo sul campo, ma mentale da parte dei giocatori. E chissà che questo non significhi portare via, finalmente, dei punti alla squadra biancorossa che, in classifica, è davanti, ma non troppo. Il Vaduz è invece atteso da un vero ciclo di ferro: Young Boys e GCZ in casa, Basilea in trasferta. Insomma, di carne al fuoco ce n’è: e noi saremo qua, a raccontarvi tempi e modi di cottura.

 

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Silvano Pulga