Due partite per ripartire e tornare a sognare il terzo posto. La Roma di Luciano Spalletti s’impone sul Sassuolo grazie alle reti dei suoi esterni d’attacco, Salah ed El Shaarawy, quest’ultimo fortemente voluto per sostituire Iturbe: e la scelta sembra aver pagato sin da subito, visto lo straordinario gol all’esordio e quello di ieri che, nel recupero, ha chiuso definitivamente la pratica.
Tanta corsa, spesso sacrificato anche come unico laterale nel 352, il Faraone ha però sino adesso dimostrato di avere quel qualcosa in più che Iturbe, in tutta la sua esperienza giallorossa, non ha avuto: ossia la capacità di segnare gol importanti. Non un dettaglio, non un qualcosa di accessorio se, di mestiere, resti un comunque un attaccante; e quanto servirebbe alla nazionale di Conte un El Shaarawy al 100% quest’estate in Francia, soprattutto se dimostrasse davvero di aver ritrovato continuità e voglia di sacrificarsi anche in ruoli non propriamente suoi.
L’ultimo arrivato, inoltre, si è già messo in mostra. Perotti ha giocato una partita che definirei strana, soprattutto per la sua posizione in campo: ufficialmente punta centrale ma, in realtà, ha spesso creato superiorità a centrocampo emulando quello che Tevez, l’anno scorso, faceva nella Juventus. La voglia sembra esserci, altrimenti non avrebbe avuto la forza di andare a recuperare quel pallone nel finale, trovando anche la lucidità di aspettare il momento giusto per servire El Shaarawy. Il gioco di Spalletti, al momento, sembra aver trovato la quadratura giusta seppur sia decisamente atipico e difficilmente ripetibile per un campionato intero: esterni d’attacco schierati punte, trequartisti messi in mediana e mediani posizionati sulla linea difensiva.
Uno stile di gioco che può andare benissimo contro squadre propositive come il Sassuolo, che concede mediamente molti spazi salvo essere devastante in ripartenza. Ma cosa accadrà contro avversari più chiusi o difese più arcigne da perforare? Il rischio di ingolfare la manovra e diventare sterili in attacco c’è, soprattutto perché anche oggi la difesa ha rischiato di far crollare tutto il castello con quel rigore procurato: pericolo sventato soltanto perché Berardi, dal dischetto, ha sbagliato ciò che raramente sbaglia.
C’è inoltre un equivoco tattico di particolare rilievo: Dzeko è stato acquistato per essere schierato titolare, l’investimento è stato importante sotto molti punti di vista e questo gioco, ovviamente, non sarà riproducibile con il bosniaco a fare da punto di riferimento centrale dell’attacco. Così come Totti, per via dell’età avanzata, non può certo fare quello che Perotti ha mostrato stasera per novanta minuti. Problemi che dopo la sconfitta con la Juventus, probabilmente, Spalletti avrebbe voluto avere con tutto il cuore: ma adesso non sarà facile far remare tutti dallo stesso lato e tenere a bada una piazza che sembra aver ritrovato entusiasmo. Un déjà-vu che a Roma, tuttavia, conoscono tutti – Spalletti in primis – molto bene.