Milan-Inter 3 a 0. Che finisse così, con una vittoria così netta dei rossoneri, era oggettivamente difficile da prevedere.
Il Milan non era una squadra in salute, così come l’Inter del resto, e ipotizzare un tonfo così pesante da parte degli uomini di Mancini poteva essere un azzardo. Perché di tonfo si è trattato, più che per il risultato per ciò che si è visto in campo: nessun duello vinto, cattiveria agonistica sì, ma solo focalizzata allo scontro fisico, squadra sfilacciata e incapace di creare veri pericoli per la porta di Donnarumma, impegnato solo in due occasioni, una delle quali per colpa sua a causa di un rinvio sbilenco.
Un’Inter, come già visto settimana scorsa, che ha perso l’umiltà e la coesione che aveva trovato a inizio stagione. La decisione di Mancini, poi, di giocare con due esterni così offensivi ha creato degli imbarazzi a Santon e Juan Jesus, i peggiori in campo per distacco, che — come in un effetto domino — hanno messo in difficoltà i due centrali, incapaci di reggere all’urto delle maglie rossonere.
Milan che, a onor del vero, non ha schiacciato i cugini nerazzurri, ma che ha giocato con organizzazione, voglia e corsa, con Montolivo, Honda e Kucka — probabilmente il migliore in campo — sugli scudi e con un Bacca terminale meraviglioso, capace di segnare alla prima palla toccata in area avversaria.
Non si può dire che il Milan sia uscito dalla crisi, per carità, ma di sicuro ci ha fatto ufficialmente entrare l’Inter, capace di passare dal primo posto di Natale al quarto di adesso, a ben nove punti di distanza dal Napoli capolista. I nerazzurri, come un pugile che ormai ha abbassato la guardia, hanno preso due o tre colpi che li hanno fatti traballare e il pugno in piena faccia preso ieri sera dal Milan li ha fatti definitivamente crollare al tappeto.
L’arbitro ha iniziato a contare i dieci secondi canonici, ora sta a Mancini spronare la sua Inter per fare in modo che si rialzi e continui a lottare.