Certo, la matematica non è un’opinione, e “trì is megl che uàn”, come si dice in anglo-laghée. I grandi assenti, nella partita di oggi, sono stati proprio i tre punti: ma del resto, a calcio si gioca in 22, 11 per squadra. Insomma, oggi al “Sinigaglia” c’erano anche gli avversari: un Vicenza che ha saputo mettere in difficoltà i lariani, soprattutto nel primo tempo, giocando con gli esterni larghi e prendendo, per lunghi tratti, il comando delle operazioni. In difficoltà, in mezzo al campo, il franco Algerino Ghezzal, che non ha brillato come in altre occasioni, mentre il giovane Barrella, piazzato davanti alla difesa, ha giocato una buona partita, calando solo un po’ nel finale, ma tenendo in piedi il centrocampo lariano, per quasi tutto l’incontro.
In difesa, un buon Madonna, che ha svariato anche davanti sulla fascia destra, soprattutto nella prima frazione, uscendo poi per infortunio nella ripresa (si parla di un risentimento muscolare). Cassetti, invece, forse non al meglio dopo l’infortunio, ha commesso diversi errori (anche in occasione del gol, dove divide le responsabilità con Marconi): dietro, si è sentita forse più del dovuto la mancanza di Giosa, squalificato.
In sala stampa, si è parlato molto dell’espulsione di Bessa: sia l’allenatore Festa, che i suoi compagni (Marconi e Ganz) hanno sostenuto la medesima tesi: il centrocampista ha protestato per l’ammonizione appena ricevuta, ma senza usare toni eccessivi. Non si sa se fossero troppo lontani per capire, o se il metro di valutazione dell’arbitro sia stato differente: sta di fatto che il giocatore è finito negli spogliatoi (rosso diretto, e non somma di ammonizioni, come era apparso in un primo momento in tribuna) anzitempo e che, nel minuto successivo, con la squadra alla ricerca di un nuovo equilibrio, i veneti hanno trovato la rete del vantaggio, con l’aiuto anche della retroguardia comasca, non impeccabile. Insomma, un uno-due che avrebbe steso chiunque.
Nel momento più difficile, invece, è venuto fuori il carattere del Como, carattere del quale Festa, a fine partita, era orgogliosissimo. Certo, ci hanno messo del loro anche i biancorossi: ben disposti in campo sino a quel momento, e per larghi tratti padroni del centrocampo (dove Ghezzal non è riuscito a incidere, come abbiamo scritto più sopra), hanno tirato i remi in barca, arretrando il baricentro del gioco, e puntando sulla propria superiorità numerica per portare a casa i tre punti. Un errore, come ha fatto infatti notare Marino a fine partita. Festa ha così buttato nella mischia Kukoč e Lanini. Il primo ha sbagliato più di un intervento, ma è riuscito a mettere in area il pallone risultato poi decisivo per il pareggio, mentre il secondo ha scaldato le mani a Vigorito con una punizione potente e precisa.
E davanti? Il centravanti lariano Ganz, oggi, era apparso in difficoltà. Un paio di ripartenze fallite, a causa delle puntuali chiusure dei vicentini; pochi palloni decenti, data la scarsa vena, oggi, di Ghezzal, e un’intesa ancora da perfezionare con Pettinari (non male il nuovo arrivato). Però, il nuovo idolo del “Sinigaglia” ha saputo insaccare il primo, (e unico) pallone decente ricevuto: spalle alla porta, con almeno tre terzini avversari nelle vicinanze, l’ex attaccante della Primavera del Milan è riuscito a girarsi, e a scaraventare alle spalle dell’incolpevole Vigorito una staffilata violentissima: pareggio, e partita riaperta. Nel finale, poteva accadere di tutto: il Como ha cercato la vittoria, ma il Vicenza ha colpito un palo (con il nuovo entrato Giacomelli) proprio allo scadere.
Insomma: el segna sémper lü, come dicevano del padre Maurizio i tifosi delle due squadre milanesi. E il vostro cronista ha proprio chiesto, all’attaccante, se aveva avuto la possibilità di parlare col papà nel dopopartita: “No, non l’ho sentito” ci ha risposto, tradendo un filo di emozione “ma se mi dici che ti ricordo un po’ come giocava lui, la sua concretezza, beh, non può che farmi piacere.” Ganz ha parlato anche della ricerca dell’intesa con Pettinari: “Un attaccante molto diverso da Giulio Ebagua, con il quale ho giocato in questi mesi. Ma è bravo, molto tecnico, e quindi spero di poter fare bene con lui.” Comprensibile il riserbo sul suo futuro (abbiamo riportato anche noi l’indiscrezione secondo la quale ci sarebbe l’interesse della Juventus nei suoi confronti), mentre sulle possibilità di salvezza per il Como si è sbilanciato: “Lavoriamo con impegno, lo spirito c’è. Lo spogliatoio è unito e c’è una bella aria.. noi ci crediamo più di prima.” Insomma, il campionato è ancora lungo. E sul Lario, si dice, da sempre, che “i morti si portano via quando sono freddi”. Con un inverno così caldo, si pensa quindi, a giocare: “Andiamo a Trapani per vincere.” Appuntamento, quindi, a lunedì 8 febbraio.