Sci italiano, troppi paletti in cui inforcare

Lo scorso anno la Federazione Italiana Sport Invernali usciva da una profonda crisi (culminata nelle zero medaglie del Mondiale di Vail/Beaver Creek nel 2015) e ha cercato di rinnovare il suo movimento, chiamando uno come Max Carca nel ruolo di capo allenatore azzurro del gruppo Coppa del Mondo. Tanti si lamentavano e uno come Claudio Ravetto, ex coach ed ex d.t. della Nazionale di sci, puntava il dito sui pochi talenti italiani: “Oggi sono rari. È il tema dell’alto livello: l’asticella è stata collocata ancora più su, rischiamo di non vederla mai, a parte poche eccezioni. Allora, rischiamo. Creiamo scorciatoie per i possibili talenti: niente passaggi per le squadre minori, subito in Coppa del Mondo come è stato fatto con Paris. E gli altri? Nessuno li manda a casa: creiamo una serie A, un campionato italiano che tenga vivo il movimento; magari uno buono spunta pure da lì. Infine, pensando alla crisi dello slalom, si costruisca uno scatolone per reclutare e allenare.”

La stagione di quest’anno era anche cominciata bene, con la vittoria di Federica Brignone nello slalom gigante e il quarto posto di Roberto Nani nello slalom gigante nel weekend di Seolden. A novembre ad Aspen era sempre stata la Brignone a portare l’Italia sul podio con il terzo posto nello slalom gigante mentre nello slalom femminile la migliore italiana era stata Chiara Costazza, sedicesima. Subito dopo c’è stata la rinascita sportiva di Peter Fill, secondo nella discesa di Lake Louise con Dominik Paris settimo e Christof Innerhofer dodicesimo, e terzo nel Super G, mentre nel secondo slalom di Aspen la migliore italiana era stata Manuela Moeelg, ben ventitreesima.

A dicembre la discesa maschile di Lake Louise ha confermato il buon momento di Fill e Innerhofer (ottavo e settimo) e abbiamo piazzato cinque atlete tra le prime trenta nella discesa femminile, con l’inserimento di Verena Stuffer e Johanna Schnarf e il quarto posto di Nadia Fanchini mentre tra gli uomini sono venuti alla ribalta Mattia Casse, quinto al Super G di Beaver Creek, e Florian Eisath e Riccardo Tonetti, rispettivamente sesto e ottavo nello slalom gigante. Nel Super G femminile invece c’è stato un ottimo quarto posto della Schnarf e il terzo posto di Federica Brignone nello slalom gigante di Are, in Svezia. In Val d’Isère un ottimo sesto posto di Giovanni Borsotti e un ottavo posto di Nani hanno fatto ben sperare per la squadra di velocità al maschile mentre lo slalom ha visto Patrick Thaler sesto e Manfred Moelgg settimo.

Da qui si comincia a delineare una certa situazione e salta subito agli occhi degli appassionati che le squadre di sci alpino italiane funzionano, ma a metà: sia la squadra maschile che quella femminile sono molto forti in velocità, settore sul quale la FederSci ha puntato decisamente, ma arrancano notevolmente nello slalom, soprattutto per quanto riguarda le donne. Purtroppo le altre gare che si sono tenute nel mese di dicembre non hanno fatto altro che confermare questa tesi per quanto riguarda la squadra femminile (con miglior risultato un sesto posto di Sofia Goggia a Courchevel) mentre la squadra di slalom maschile si rialza con Razzoli quarto a Madonna di Campiglio.

Il fine settimana di inizio gennaio a Santa Caterina Valfurva è stato a dir poco devastante per la squadra azzurra impegnata nello slalom: il 24esimo posto di Manuela Moelgg e il 12esimo posto di Stefano Gross hanno fatto sbottare Max Carca che ha rilasciato dichiarazioni al veleno: “Andiamo via con le orecchie basse. Manchiamo nell’approccio alla gara. Bisogna cambiare metodologia di lavoro, perché a me sembra che siamo in vacanza, che ci mettiamo a pettinare le Barbie. La verità è che per vincere bisogna fare una vita di c…, quelli che vincono fanno così, noi no. Servono meno coccole e più bastone.” La sfuriata ha lasciato il segno e nello slalom maschile i ragazzi hanno reagito: Moelgg è arrivato quinto a Adelboden, Razzoli e Gross sono saliti sul podio a Wengen, Thaler è giunto quinto a Kitzbuehel e Gross e Thaler sono entrati nei primi dieci a Schladming.

E lo sci italiano femminile? La velocità colleziona buoni piazzamenti come il quarto posto di Nadia Fanchini a Altenmarkt-Zauchensee ma lo slalom continua a zoppicare: ne sono la prova il nono posto di Irene Curtoni a Flachau e il sedicesimo posto di Chiara Costazza una settimana dopo sempre a Flachau. La situazione è ben chiara anche ai vertici della Federsci, come evidenziano le parole del presidente Flavio Roda: “E’ un buco nero, non riusciamo a venir fuori da questa situazione. Dobbiamo capire come fare, serve un progetto a parte, bisogna lavorarci su già dalla primavera. Magari ripartendo da un gruppo di ragazze più giovani di 17-18 anni”.

Mancano ancora due mesi alla fine della stagione sciistica alpina e solo allora potremo stilare un bilancio concreto e completo dello sci alpino italiano: purtroppo quello che però salta già agli occhi di tutti è che le squadre di slalom hanno più di un problema rispetto a quelle di velocità. Bisognerà correggere il tiro e gli allenamenti in vista dei Mondiali di St. Moritz del 2017. E non poco.