Ci sono situazioni nella vita in cui ti svegli un bel giorno e ti rendi conto che il treno dei desideri è lì, di fronte a te. Puoi salirci sopra, senza particolari problemi. Nella tasca hai un biglietto di prima classe, non ci sono ostacoli, non c’è nessuno che ti dice che devi fermarti: devi solo avere il coraggio di salirci sopra, sederti, e partire.
La Roma. Per Stephan El Shaarawy sì, è veramente l’ultimo treno. Quello da prendere obbligatoriamente, quello che parte e che non torna più indietro, se non sarai in grado di sedertici sopra. Milan e Monaco? Esperienze, occasioni perse, opportunità non sfruttate. Poco conta, adesso. Il calcio sta regalando al Faraone un’altra possibilità per mettersi in mostra e dimostrare di possedere davvero quel talento che, quando era nella Primavera del Genoa, sembrava essere assolutamente cristallino. A dir la verità, sembrava esserlo anche al Milan, nei primissimi periodi della sua avventura nel calcio dei “grandi”.
Sembrava esserci salito, Stephan, sul treno dei desideri, ma solo con il tempo si è iniziato a capire che no, in realtà non è stato così. El Shaarawy non è riuscito a esplodere. Non è riuscito a esplodere ancora. Non ci è riuscito né in Italia, né in Europa. Ma non è tardi, non può esserlo per un ragazzo del 1992, che vuole fare del calcio ad altissimi livelli la propria ragione di vita.
Roma, la città eterna. Storicamente abituata a giudicare. Pollice in su: vita; pollice in giù: morte. Il pollice del popolo giallorosso e non solo, quello di tutti gli amanti del pallone, e dei tifosi della nazionale italiana, è pronto a muoversi di nuovo dallo stato di equilibrio che vuol dire “attesa, per adesso”. Ti guarderanno, Stephan, ti scruteranno nella Capitale, e ti giudicheranno, perché è anche questo, in fondo, il ruolo del popolo. Sovrano, per antonomasia.
Stephan El Shaarawy, il “Faraone”, giunto a Roma per salire su quel treno che porta dritto alla gloria. L’ultimo treno, quello che passa e non torna più, quello che può essere il più bello, o il più brutto. Il futuro: quello, solo, è importante. Bisogna saperselo costruire, no? Beh, quando si hanno i mezzi per farlo, è un peccato non riuscirlo a fare. Carattere, dunque; testa, cuore, ed energia, e passione. Conquistare la Capitale, riconquistare se stessi, e la maglia dell’Italia. Tutto, fuorché una missione impossibile per un ragazzo che ha promesso di dare il massimo, ma che le parole deve saperle lasciare da parte, e dimostrare qualità e personalità sul campo. Laddove, ed è sempre la storia che lo insegna, si stabilisce da che parte si girerà il pollice.