Dopo giorni di veleni, prese di posizione, polemiche e uscite di pessimo gusto, preferisco guardare fuori dall’Italia.
Lo faccio non senza amarezza – ormai siamo un paese che non ha più il diritto di inorridire, perché vale e deve valere tutto: so’ ragazzi! – ma sicuro di trovare un aiuto al buonumore in una delle tante storie del calcio d’oltremanica di quest’anno. In una storia, anche, italiana: il Leicester di Claudio Ranieri.
Alt, fermi tutti: non si tratta dell’atavico vizio del c’è anche un po’ d’Italia, anzi. Proprio il tecnico romano, per anni impegnato lontano dalla nostra Serie A nonostante una trafila di assoluto rispetto, ha scritto fuori dai confini natii le pagine più pesanti e importanti del suo curriculum vitae, in particolare in Inghilterra.
Ed è lì che sta stupendo quest’anno, in barba allo scetticismo di qualcuno, il suo Leicester: compattezza, giusto mix tra talento autoctono e guizzi nel mercato degli stranieri, continuità di risultati.
Dopo i primi risultati, le prime sentenze: si fermerà, a voglia che che si fermerà. E invece no, giornata dopo giornata: delle volte – obiettivamente – girava pure bene, ma sta in questo la magia che tanto ci piace del calcio: quando è l’anno giusto è l’anno giusto.
E dunque la vista del Leicester in zona titolo e il Chelsea lontano dalla zona coppe europee non è stata una stranezza di inizio stagione, un postumo di qualche abuso e anomalia nella preparazione estiva: vinci oggi vinci domani, qualche merito ce lo devi avere.
Alzi la mano chi si sarebbe aspettato, ad esempio, le Foxes al top sotto Natale: eh.
Alzi la mano chi se le sarebbe aspettati lì nel gruppo di testa al 23 gennaio: eh.
Alzi la mano chi crede che il Leicester possa non dico vincere il titolo ma qualificarsi alla prossima Champions League: ne vedo già qualcuna in più.