La voglia c’è, il gioco no e forse non arriverà mai
Il Milan batte la Fiorentina 2 a 0. E già questa, di per sé, è una gran notizia.
Specie se avete avuto l’attenzione di notare i risultati messi insieme dai rossoneri nelle cinque giornate prima del posticipo di ieri sera. Male col Carpi, male col Verona, benino con il Frosinone, malissimo con il Bologna, benino con la Roma. Non propriamente il ruolino di una squadra che scoppia di salute.
Ciò che aveva allarmato i tifosi e gli addetti ai lavori, più dei risultati negativi, era stata una costante mancanza di voglia e di equilibrio da parte della squadra. Ritmi bassi, poca corsa, poca grinta, poco aiuto tra i reparti — spesso sfilacciati tra loro — e totale assenza di equilibrio tattico nel momento di attaccare o difendere. Come se fosse un Milan ormai dimesso, abituato all’idea di fare un’altra stagione anonima e che avesse perso completamente ogni tipo di grinta e di velleità.
Contro la Fiorentina, però, si è vista un’altra squadra. Totalmente diversa rispetto alle ultime uscite. Probabilmente più umile, ma sicuramente più efficace. Ha avuto l’umiltà di difendersi contro una squadra che lotta ai vertici della classifica riconoscendone la forza, rispettandone il possesso palla, ma anche la cattiveria di saperla attaccare in velocità, giocando quel contropiede che fa tanto “provinciale”, ma che a volte in partite come questa può servire a portare a casa i tre punti.
Certo, il bel gioco è ben altra cosa. Il Napoli di Sarri è lontano anni luce, la Juventus di Allegri degli ultimi due mesi idem. Anche la Fiorentina vista ieri a San Siro gioca meglio. Ma il Milan è ripartito dalle basi, dalle fondamenta. È ripartito dalla testa dei giocatori, consci che devono giocare l’uno per l’altro per poter arrivare a dei risultati, consci che per ricevere un applauso dal San Siro di oggi basta onorare la maglia e sudare fino all’ultima goccia di sudore possibile.
Per il bel gioco citofonare altrove, non è qui di casa. E forse non lo sarà mai. Ma per tornare in Europa potrebbe non essere necessario.