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Talvolta è buffo osservare la volubilità delle umane cose e spesso lo è ancora di più guardando solo a quel che c’è nel calcio. Non più tardi dello scorso luglio Gonzalo Higuaín veniva dato come stanco, stufo di tutto e di tutti, sfibrato dall’ambiente napoletano e mortalmente fiaccato dal peso del rigore sbagliato in finale di Copa América. Anzi, a causa di quell’errore con la casacca albiceleste c’è persino stato chi ha teorizzato un futuro dell’Argentina senza più l’ex bomber del Real Madrid, con Martino pronto a scartarlo definitivamente per chiamare al suo posto Icardi o Dybala.

Il CT in effetti ha provato a non chiamare più il buon Gonzalo ma il “blocco” contro il centravanti del Napoli è durato appena quattro partite perché, a fine ottobre, quando il Tata ha dovuto rimettere mano al suo gruppo e decidere chi chiamare per le sfide di novembre, Higuaín aveva già segnato dieci gol in tredici partite tra campionato e Coppa Italia, manifestandosi apertamente come uomo-simbolo del progetto tecnico di Sarri e smentendo più che categoricamente chiunque avesse detto/scritto/pensato che fosse finito.

Il nostro Francesco Mariani l’aveva previsto proprio ai tempi in cui il centrattacco sudamericano sembrava essere diventato tutto a un tratto un paracarro ingombrante: è molto rischioso bollare in fretta e furia il Pipita come “pacco” semplicemente per un paio (abbondante) di rigori falliti perché Higuaín restava uno degli attaccanti più forti del mondo.

Oggi invece riconosciamo senza problemi ciò che sei mesi fa veniva spernacchiato e deriso. Maurizio Sarri ha sempre pensato di poter rigenerare (più nella mente che nel fisico, in realtà) il campione argentino e così ha fatto, alla faccia di chi sosteneva che il mister toscano non avrebbe avuto ascendente sulle superstar dello spogliatoio azzurro. Il rapporto tra i due ha funzionato da subito e l’attaccante albiceleste si gode parecchio la nuova filosofia di gioco della squadra, beneficiandone e dandole beneficio a sua volta. L’occhialuto allenatore è estasiato dal rendimento del suo pupillo e ha fatto sapere di avere un’idea piuttosto precisa sulle abilità e sulle potenzialità di Gonzalo. Il risultato complessivo di questa improbabile storia d’amore calcistico è sotto gli occhi di tutti: venti gol in altrettante gare e la sensazione che l’unico limite che stia davanti al Pipita sia quello dello stesso colore della sua maglietta (il cielo, per i poco poetici).

Intanto il Napoli corre alla stessa velocità di crociera del suo campione, andando a dormire con un confortante (per quanto parziale) +4 sulla prima inseguitrice dopo aver domato l’ostico Sassuolo tra le mura amiche e il ricordo di quel che si diceva appena un girone fa, subito dopo la sconfitta patita all’esordio stagionale proprio coi neroverdi, sembra lontanissimo. Gli Azzurri stanno alimentando partita dopo partita la propria candidatura per il titolo così come lo stesso Higuaín ha nel mirino più di un primato: da quello di miglior realizzatore del club in una singola edizione di Serie A a quello di massimo goleador del Napoli nelle coppe europee – entrambi attualmente in possesso di Edinson Cavani – ma, soprattutto, il Pipita potrebbe essere l’uomo giusto per superare tutti quei record di prolificità d’altri tempi dei vari Nordahl e Angelillo.

Anche se noi, francamente, pensiamo che baratterebbe volentieri un primato singolare – per quanto eterno – con lo scudetto. Dopo tutto sembra proprio essere un tipo pratico, il vecchio Gonzalo…