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Addio Maria Teresa: la Formula 1 saluta la prima donna pilota

Pochi giorni fa, il 9 gennaio, è morta a 89 anni Maria Teresa de Filippis. Il suo nome merita un posto privilegiato nella storia della Formula 1, ma pochi appassionati, leggendo la notizia, lo hanno probabilmente associato all’unicità che la rese famosa. Fu la prima donna a partecipare a una competizione ufficiale di questo sport.
Il mondo dei motori ha fama di essere misogino e le rare presenze femminili, emerse nel corso degli anni, lo confermano. Fra le poche piloti donne, sono curiosamente due italiane a essersi distinte: Maria Teresa de Filippis e Lella Lombardi, unica ad aver raggiunto la zona punti in una gara ufficiale, sul Circuito del Montjuïc nel 1975.

Fu il 1958 a battezzare per la prima volta una sparuta “Quota rosa” alla guida di una monoposto. Si trattava, appunto, di Maria Teresa de Filippis che, al volante di una Maserati partecipò a quattro Gran Premi in stagione: Monaco, Belgio, Portogallo e Italia. In Belgio raggiunse il decimo posto, staccata di due giri dal vincitore Tony Brooks su Vanwall e, come raccontò anni dopo a Stefano Lorenzetto del “ Giornale”, invece di festeggiare, a fine gara scappò via dal circuito, frustrata per le scarse prestazioni della sua Maserati. Dovettero rincorrerla e riportarla all’autodromo, dove l’aspettava Re Baldovino, deciso a conoscere quella signorina bionda e affascinante che, una volta in pista, battagliava alla pari con i colleghi maschi.

Agli esordi, in realtà, la sua figura spiccava fra le altre, poiché, come confessò nella lunga intervista rilasciata a Lorenzetto “Nelle prime gare non indossavo neanche il casco”. Anni dopo, quasi per uno strano contrappasso del destino, l’organizzatore del Gran Premio di Francia a Reims rifiutò la sua iscrizione affermando che “L’unico casco che una donna dovrebbe indossare è quello del parrucchiere”.
Per Maria Teresa de Filippis, figlia di una nobile famiglia napoletana, queste contrarietà rappresentarono ulteriore benzina per far bruciare la sua passione per la velocità. Un amore nato da bambina, con le corse sui cavalli e proseguito con le sfide con i fratelli, fino a partecipare, a 22 anni, alla sua prima corsa ufficiale, fra Salerno e Cava de’ Terreni, grazie a una scommessa vinta con il fratello Antonio. Quell’esordio, in cui giunse seconda, segnò l’inizio di 11 anni vissuti a folle velocità, fra gare e circuiti dai nomi leggendari e piloti destinati a scrivere la storia degli sport motoristici. Juan Manuel Fangio che la rimproverava di correre troppo forte e a cui lei insegnò a ballare il tango durante le vigilie delle gare, Alberto Ascari, Luigi Musso, che l’aiutò a realizzare il sogno di correre in Formula 1 e che morì proprio nel 1958, l’anno del suo esordio nel circus, fino a Jean Behra, scomparso tragicamente nel Gran Premio di Germania del 1959.

Fu proprio la morte di quest’ultimo a spingere Maria Teresa all’addio alle corse professionistiche. Il pilota francese, suo grande amico, morì al volante di una Porsche originariamente destinata a lei. Come raccontò a Stefano Lorenzetto “Jean era stato ingaggiato quell’anno come primo pilota da Enzo Ferrari e avrebbe dovuto correre con una ‘rossa’. Ma alla vigilia della gara litigò con l’Ingegnere. Così mi chiese se potevo dargli la mia Porsche: l’aveva fatta allestire a Modena dal trio Bonacini-Neri-Colotti apposta per me, un gesto d’amicizia, non voleva vedermi sulla Maserati, che considerava obsoleta. Potevo non prestargliela? Era sua. Così andò all’Avus con quella Porsche. Uscì di pista, sfondò un parapetto e si schiantò contro un albero. Morto sul colpo. Aveva 38 anni. La moglie mi spedì queste: sono le chiavi della Porsche. Io smisi di correre.”

Dopo il ritiro si sposò con un ingegnere austriaco, si trasferì a Scanzorosciate, nella bergamasca e osservò il mondo della Formula 1, che un giorno era stato anche il suo, mutare fino a divenire qualcosa di lontano e irriconoscibile.
La Maserati la volle recentemente come testimonial di una pubblicità, quasi a legare il passato e il futuro dello storico marchio. Per Maria Teresa de Filippis rappresentò l’occasione per ripetere, forse per l’ultima volta, di essere “Veramente felice di aver passato la miglior parte della mia vita in gara”.