È un Patrick Rossini sorridente, ma teso, quello che si è presentato, ieri, ai microfono della trasmissione Fuorigioco News, in onda sull’emittente locale della Svizzera italiana TeleTicino. “Sono arrivato al campo, sabato, per la ripresa della preparazione, e mi è stato detto che mi sarei dovuto allenare a parte con Russo e Markaj” sono state le prime parole del numero 7 del Lugano. “Avevo immaginato che ci fosse qualcosa che non andava, ma volevo farmelo dire dal mister. Zeman mi ha parlato, e mi ha detto che non ha nulla di personale nei miei confronti, che è soddisfatto di me come uomo, e come giocatore. Tuttavia, a suo parere, non riesco a entrare nei suoi schemi, e nel suo progetto di calcio.”
Cos’ha deciso, a questo punto, la società? “Il Lugano, mi ha detto che dovevo andare via, e che ogni soluzione sarebbe stata praticabile, a titolo definitivo, o in prestito. Faccio però presente che, sulla formula del prestito, non sono d’accordo. La mia idea, è quella di affrontare un discorso di cessione definitiva. Il mio 2015, a Lugano, è stato bellissimo: i primi sei mesi sono stati quelli della promozione; i successivi, sono stati intensi, e anche molto duri (si riferisce anche allo scandalo dei premi a vincere – ndr), soprattutto per i miei risultati sul campo. Sono sempre stato un pollo in vita mia, adesso è il momento per me di svegliarmi.”
Cosa farà a questo punto Rossini? La punta elvetica ha le idee chiare: “Su di me sono state dette tante bugie (il riferimento è sempre alla nota vicenda – ndr). È successo quel che è successo, ma sono state dette anche tante bugie su di me. Io però sono una persona decisa, e ci metto la faccia anche per gli altri. Credo in me, se decido una cosa è quella, e se mi pongo un obbiettivo, lo raggiungo. Vedremo come andrà a finire, tre sono le società in gioco, e tutte hanno il 33% di possibilità. Se troverò un accordo che mi soddisfa bene, altrimenti deciderò io cosa fare. Ho due anni e mezzo di contratto con il Lugano, e resterò qui.”