Roma-Milan: c’erano una volta Lupi e Diavoli

Questa sera in un Olimpico quanto mai triste, andrà in scena uno dei Roma-Milan più atipici degli ultimi anni. C’è chi lo ha definito derby delle deluse, chi lo considera gara fondamentale per la permanenza in panchina per entrambi gli allenatori, chi semplicemente un anticipo di una classica giornata di Serie A.

Analizzarlo sotto un punto di vista più obbiettivo possibile? Che dire, di sicuro stasera verrà disputata una gara che rappresenta tutto fuorché i fasti del passato, è un dentro o fuori, è un provare a salvare una stagione nata storta per entrambe le compagini, è un tentativo di sopravvivenza all’ennesima deludente e deprimente stagione anonima.

García è contestatissimo dai tifosi: i suoi uomini hanno dato prova nell’ultima trasferta di Verona di una quanto mai imbarazzante debolezza psicologica, raggiunti per ben due volte per il tre a tre finale, e le seppur molte assenze non giustificano gli ennesimi punti persi di questa stagione (anche perché quest’ultimo episodio è solo la punta dell’iceberg, parzialmente e momentaneamente sommerso dopo la vittoria col Genoa prima della pausa).

Non puoi essere giustificato se ti chiami Roma, non possono compatirti se sei partito con ambizioni scudetto, non devono comprenderti se riesci a rovinare una prima parte di stagione sempre in linea con le aspettative con delle fasi stagionali (che durano mesi) di crollo totale, fisico si, ma soprattutto mentale. Sta diventando una consuetudine della Roma di García, sta diventando il problema dei giallorossi guidati dal francese.

E il Milan? Gli uomini di Mihajlović ci hanno preso gusto, e sono perfettamente in linea con i risultati degli scorsi anni, con i risultati di Seedorf, con quelli di Inzaghi! Qui più che debolezza psicologica (il serbo doveva rappresentare la cura per questo, il migliore tra gli allenatori attuali) si deve parlare di limiti tecnico-tattici di molti elementi.

Non sono bastati i 90 milioni spesi in estate, se la base non ha fondamenta solide il palazzo crolla: la sorpresa Donnarumma, Romagnoli, Bertolacci, Bonaventura, Bacca, non possono bastare se trascinano una carretta spinta in passato solo dai gol di Balotelli prima e Ménez dopo (i due tra l’altro scomparsi, viste le immani fatiche). Perché? A causa di errori individuali, di quelli dei singoli; possiamo dare tutte le colpe al tecnico se Montolivo e compagnia continuano a sbagliare a livello personale?

Uno sbagliare che in questa situazione porta anche a prendersi meno responsabilità, a non fare, non prendere iniziativa per non commettere errori e poi farli comunque lo stesso. L’ultimo gol preso con il Bologna ne è l’esempio lampante: semplice cambio di gioco, diagonale inesistente, Giaccherini che ha tutto il tempo di stoppare e trafiggere il portiere.

C’era una volta Roma-Milan gara di cartello; una volta Roma e Milan si giocavano il tricolore. Dodici anni fa, stagione 2003/2004, cominciano a essere troppi! Alla ripresa dopo la sosta natalizia le due si affrontavano da prime della classe (e lo furono fino al ritorno della stessa gara, quando con la rete di Shevchenko dopo pochi minuti il Milan ottenne l’allungo decisivo in quel di San Siro), altri tempi, altri interpreti.

Finì uno a due, ma i tifosi giallorossi seppur delusi erano consapevoli di avere dei lupi sui quali contare, se lo giocarono fino all’ ultima giornata quello scudetto, non lo mollarono a metà stagione perché magari una brutta sconfitta di Champions diventa un incubo per tutto l’anno; i tifosi rossoneri dormivano sonni tranquilli, perché tra quei diavoli c’erano Rui Costa, Kaká, Sheva, Maldini, Nesta, Stam, Gattuso, Pirlo. Ah, non ci sono più i prezzi e i valori di mercato di una volta!

Cosa aspettarsi dunque? Stasera una partita delicatissima, magari poco spettacolo ormai tipico per entrambe, perché la paura è tanta, troppa. Magari aspettarsi un pareggio all’insegna del non farsi male, all’insegna della paura che ha la meglio sul provarci. Oppure la vittoria, di una delle due, da dubitare però che sia convincente. Una vittoria che metterebbe sull’orlo del baratro l’altra, e potrebbe non far mangiare il famoso pandoro al tecnico avversario. Ma in futuro no, c’è da augurarsi che non siano più queste le aspettative massime per una partita del genere.

Che Roma e Milan possano tornare quelle di un tempo, che le aspettative possano essere mantenute, che la programmazione possa essere duratura e dare gli effetti sperati; che si possa tra non molto rivedere una partita scudetto. La speranza è l’ultima a morire, ma deve essere alimentata correttamente: solo idee chiare e interventi immediati e mirati possono farlo. A presidenti e dirigenti l’arduo compito, meno fumo, più concretezza.