Altra rivoluzione in casa Palermo. Fatale sia la sconfitta con la Fiorentina per Ballardini, sia una gestione della squadra non così migliore di quella di Iachini, silurato un paio di mesi fa nonostante avesse vinto alla sua ultima, sulla panchina rosanero. Nel pomeriggio di ieri, ha tenuto banco il toto-allenatore nella Sicilia di fede palermitana, con Zamparini che è stato sul punto di richiamare proprio Iachini, salvo poi fermare tutto a causa di un confronto tra i due sugli obiettivi di questo mercato. Evidentemente, Iachini per tornare ha chiesto alcune garanzie che il patron proprio no, non si è sentito in grado di poter promettere.
Qui, si apre uno scenario interessante. Ipotesi A: Iachini, per tornare alla guida della squadra, ha chiesto al suo presidente di comprargli Messi e Ronaldo. Ipotesi B: Zamparini non ha intenzione (per via anche di possibilità che non ci sono, non per forza a causa di volontà mancanti) di sganciare soldoni fruscianti per comprare il necessario, utile a rinforzare una rosa che ha un evidente bisogno di innesti freschi. Sia chiaro: di talento, il Palermo, ne ha: semplicemente, non ne ha abbastanza (ed è solo e soltanto per questo motivo che né Iachini, né Ballardini, sono stati in grado di incidere).
Date le due ipotesi, pare ovvio che la più plausibile sia la seconda. Iachini ha chiesto rinforzi, che non sono ovviamente né Messi, né Ronaldo, e neanche Suarez o Neymar; ha chiesto gente utile alla causa, che possa garantire al Palermo una sopravvivenza migliore nella massima serie; rinforzi che a quanto pare non arriveranno, e dunque, risulta automatico intuire, da questo “scontro”, le strategie di mercato del club. Una squadra che non farà magie in questa fase di trattative, e muoverà a quanto pare pochissime pedine. Cosa che non dà garanzie a Iachini, e non le dà ovviamente neanche ai tifosi palermitani. Per questo, dunque, adesso la situazione è in stallo. Da una parte un patron che ha due allenatori a libro paga, dall’altra due allenatori esonerati, di cui uno che tornerebbe solo in caso di mercato intelligente.
In estrema sintesi, Zamparini paga due dipendenti per non lavorare, e rischia di pagarne perfino un terzo (qualcuno si dovrà pur sedere, in panchina, e difficilmente la soluzione sarà interna). Tanti nodi da sciogliere, dunque; in attesa di un divenire che dovrà chiarire il futuro di una società gestita da un presidente coriaceo, che vive di impulsi. Troppi. E il più delle volte improduttivi.