Nella partita più importante della stagione arrivano segnali importanti per Vincenzo Montella, nonostante il crollo psicologico nel finale che avrebbe potuto regalare un epilogo davvero drammatico ai tifosi blucerchiati. Non facciamoci ingannare dal risultato: non è ancora una Sampdoria bella da vedere come ci si sarebbe aspettati con l’ex tecnico della Fiorentina al timone, ci sono molti aspetti da migliorare nello sviluppo nel gioco. L’idea del falso centravanti, specie se a interpretare quel ruolo è Antonio Cassano, ha portato i frutti sperati per due motivi: questo sistema di gioco permette a Fantantonio di esaltare le proprie qualità nella verticalizzazione improvvisa, quella che toglie un tempo di gioco all’azione, e accentra il raggio d’azione di un calciatore come Eder pur facendolo comunque giocare nella sua posizione naturale, largo sulla fascia.
Ciò che dovrebbe infondere speranza nei tifosi blucerchiati è che, nonostante la squadra non sia probabilmente nemmeno al 70% delle potenzialità, riesce a compensare con gli episodi alle lacune nella fase di palleggio, messe a nudo ieri sera nel momento in cui Cassano ed Eder sono usciti dal campo e c’era bisogno di congelare il risultato. Carbonero è una grande scoperta di Montella, un giocatore dinamico, disposto a sacrificarsi ma in grado di affondare quando necessario – come nell’azione del 2-0. Questo ha messo in ombra il più affermato Muriel, in palese difficoltà tecnica anche quando costretto a subentrare dalla panchina: nell’unica azione in cui ha avuto la possibilità di far male, invece di servire un suo compagno meglio posizionato, ha preferito insistere nell’azione personale, andando poi a perdere palla. Sintomo di personalità e di voglia di riscatto, tutto abbastanza fine a se stesso però, specie in un Derby e in un momento in cui era necessario ammazzare la partita.
Oltre a Cassano, un calciatore sublime che non abbiamo certo scoperto ieri sera, credo sia giusto sottolineare la prestazione di Roberto Soriano, incisivo in tutte le fasi di gioco. Una doppietta fondamentale nell’economia della partita, con un primo gol sontuoso e tutt’altro che facile da realizzare, un lavoro duro a centrocampo in fase d’interdizione e, una volta uscito Cassano, presente anche quando era necessario tenere su la squadra per perdere tempo durante la rimonta rossoblu. Praticamente tutto quello che si può chiedere a un centrocampista in un Derby, qualità e quantità: chissà che a Napoli non si stiano mangiando le mani per non averlo preso nell’ultimo giorno di mercato, l’estate scorsa.
Solo brutte notizie o quasi, invece, per Gasperini. Tanto, forse troppo possesso palla (non era meglio lasciare il pallino del gioco alla Samp e provare a ripartire?) e poche idee di gioco, complice anche la scarsa qualità offensiva sugli esterni. Burdisso ha giocato forse una delle partite più brutte della propria carriera, Ansaldi ha passato più tempo a protestare che a giocare a calcio e Lazovic difficilmente si dimenticherà il gol sbagliato davanti a Viviano, mentre l’unico che ha veramente dimostrato di poter saltare l’uomo con costanza, ossia Suso, ha giocato soltanto 45 minuti. Pavoletti a parte, insomma, veramente poco di cui andare fieri, perché è vero che la reazione è stata veemente e impetuosa, ma un derby non può essere giocato soltanto per venti minuti. E nel caso in cui il Frosinone dovesse riuscire nell’impresa di portare a casa una vittoria a Reggio Emilia, a quel punto il Genoa sarebbe terz’ultimo: una mancanza di rispetto per chi affolla Marassi a ogni partita.