Ai due lati estremi della Nazionale di Conte e dei suoi protagonisti annunciati per la campagna di Francia 2016, poggiano coloro che, salvo sorprese, per usura incipiente o per eccesso di gioventù rimarranno a testimoniare il calcio che è stato o quello che verrà.
Per loro il 2016 costituirà una linea di confine, l’anello grosso nel tronco della crescita. Per chi potrebbe concludere a fine stagione il proprio pluriennale rapporto con questo campionato tanto avaro di futuro, è il momento di portare la propria parabola verso la fine della discesa e imboccare la porta con scritto uscita. Per chi invece ha sinora fatto la ruota con il proprio talento, irrorando le aspettative degli osservatori di premesse luccicanti, è il momento di virare verso gli anni apicali della propria funzione atletica.
I vecchi li riconosci dal documento perché portano alla voce ‘nascita’ quel riferimento agli anni ’70, come una sorta di zoppia anagrafica. Manco a dirlo, il primus inter pares è quel Capitano di lungo corso che da vent’anni risponde col proprio talento all’amore della sponda giallorossa di Roma.
Voci trapelanti ormai anche dagli intimi domestici, preavvisano che il lungo addio sta compiendosi. Francesco Totti, classe ’76, entra nell’anno dei 40 con la matura consapevolezza di dover qualcosa al proprio fisico, in termini di meritato riposo. Poche le presenze in campo per lui in questa stagione, solo tre, pur senza rinunciare a una firma sul tabellino. Certo, quando manca Totti, a vedere certe manovre avviluppate in mezzo al campo, certi rimpiattini al limite dell’area e un imprecisato numero di tocchi di palla prima di giungere al tiro, inevitabilmente un pensierino al fatto che non sia lui che deve correre, ma i Salah e Gervinho che i suoi lanci rapidi saprebbero infilare nei corridoi opportuni, vien da farlo. Ma a dirla tutta, sarà così anche tra altri dieci anni.
Altro campione del mondo, classe ’77, anche Luca Toni potrebbe decidere a lasciare. Dopo le resurrezioni agonistiche delle ultime stagioni, al proprio orgoglio Toni ha dimostrato quanto s’era proposto, regalando un’altra caterva di gol ai propri estimatori. Anche per lui, la seconda parte del 2015 ha portato un decadimento fisico autunnale e la lontananza dal campo. E pur tuttavia, c’è da scommettere che fino al finale di stagione, darà ancora più di qualcosa per tentare di riagganciare il suo Verona al treno della salvezza.
L’ultimo settantasettino è Totò Di Natale, il vecchietto del gol, uno che ha segnato la gran parte delle sue reti proprio dopo i trent’anni, regalando all’Udinese i suoi record. Le luci della ribalta sembrano opacizzarsi anche per lui, in questo 2016 irrispettoso.
Quanto ai giovani invece, vorremmo citarne due, due “B” che in un percorso lungo da qui a Russia 2018, ci auguriamo di trovare sempre più protagonisti. Mentre infatti le punte della Nazionale di Conte arrancano tra campo e panchina, come El Shaarawy, Zaza, Immobile e Giuseppe Rossi, Balotelli è ormai in fase di trasparenza esistenziale e il buon Pellè da Southampton continua a sembrare a molti poco più che un onesto paracarro, due dei talenti italici più promettenti si ritrovano luminosi nel mezzo del cammin di lor carriera: Berardi e Bernardeschi.
Berardi da Sassuolo,, avrebbe le stigmati del bomber, i numeri lo dichiarano con evidenza statistica. Fisico e tecnica, un percorso atipico per arrivare in serie A, a testimonianza di caparbietà e capacità di mettersi in evidenza, ma anche tanta fatica a gestire le proprie funzioni nervose. E forse non lo aiuta la lunga permanenza tra le fila di una squadra che, per quanto ben sappia figurare, non compete per obiettivi di prospettiva e nemmeno deve faticare troppo per sfuggire alle sabbie mobili della classifica. Un limbo, dove un giocatore può sembrare fortissimo, ma dove in realtà è tutto più facile e la sconfitta e un fastidio più che uno sfregio. Il parcheggio di lunga sosta pattuito con la Juventus, rischia di produrre più ruggine che esperienza.
Infine, Federico Bernardeschi, homo novus della Fiorentina di Sousa. Caratteristiche tecniche importanti e polmoni da Premier League, scatto e facilità di controllo del pallone in movimento ma anche capacità di ripiegamento tattico, son le doti che gli stanno consentendo di emergere. Probabilmente, se riuscisse ad affinare anche le doti realizzative, sarebbe un giocatore completo e pronto per Conte. Per ora comunque, si è già mosso il Barcellona.
Vecchi e giovani, nel 2016 si passeranno idealmente il testimone.
D’accordo, non andranno all’Europeo, ma magari anche il talento, a volte, salta una generazione.