FC Chiasso: tutto pronto per la svolta
Ne avevamo scritto a inizio stagione: l’obbiettivo del Chiasso, quest’anno, era una salvezza tranquilla, dopo la tribolata stagione scorsa, con il traguardo raggiunto, sul campo, negli ultimi turni (poi ci sarebbe stata la retrocessione d’ufficio del Servette). Il finale di campionato dei ticinesi, con Marco Schällibaum al timone (dopo l’esonero dell’ex rossonero Gianluca Zambrotta, avvenuto a seguito della secchissima sconfitta casalinga per 0-3, nello scontro diretto con il Le Mont), era stato decisamente positivo: nelle ultime dieci partite, con il tecnico tigurino in panchina, il bilancio per i ticinesi è stato di tre vittorie, sei pareggi, e una sola sconfitta, nel derby con il lanciatissimo Lugano, ma dopo aver spaventato Cornaredo, con la rete, in avvio, di Janko Pacar.
Per quest’anno, i Momò intendevano, quindi, cercare un campionato dignitoso, magari togliendosi qualche soddisfazione, per festeggiare al meglio i 110 anni di vita del club. E la partenza, per i rossoblù, è stata da incorniciare: 4 vittorie (compresa quella, in trasferta, sul campo del favoritissimo Losanna) e 2 pareggi nelle prime sei giornate, con annesso primo posto in classifica. Il tutto, aggiunto alle difficoltà, in Super League, dei rivali bianconeri che, nello stesso periodo, subivano sconfitte anche eclatanti nel risultato (il 6-1 di Zurigo con il GCZ, per esempio): insomma, c’era di che sogghignare, per i tifosi rossoblù: e qualcuno, avrà anche pensato a un cambio di testimone tra le due squadre ticinesi. Certo, ogni tanto si parlava dei mal di pancia del tecnico, diviso tra il lavoro in campo e la famiglia, residente oltre Gottardo: ma tutto, di fronte alle belle prestazioni, passava in secondo piano.
La svolta, in negativo, è stata la sconfitta, in Cantone San Gallo, con l’ambizioso Wil: oltre alle proporzioni (4-1 per gli svizzero tedeschi il finale), quel giorno, probabilmente, si è rotto qualcosa nella testa dei giocatori Momò. La sensazione, per chi vedeva da fuori, era quasi che, ai ticinesi, fosse stata chiusa in faccia la porta del salotto buono della Challenge League, aperta a seguito delle belle prestazioni fatte vedere fino a quel momento. E, da lì in poi, è iniziata la Via crucis: 11 partite senza vittorie (4 le sconfitte), la triste partenza per l’Argovia di Schällibaum, non senza qualche polemica, il penultimo posto in classifica, la delusione dei tifosi. In mezzo, l’arrivo di Giancarlo Camolese. Il tecnico italiano, maestro di calcio, e garanzia di serietà e impegno, è stata la risposta Momò a Zeman (che, nel frattempo, a Lugano ha iniziato a vincere, come ben sappiamo): su di lui, la garanzia di Fabio Galante. L’allenatore, nella conferenza stampa di presentazione, ha subito lasciato capire di essere venuto a Chiasso non solo per fare bene nell’immediato, ma per costruire qualcosa nel tempo, lasciando un’impronta.
Che futuro ha il Chiasso? Il presente dice nono posto in classifica, frutto di 4 vittorie, 9 pareggi e 5 sconfitte; 23 le reti segnate, 25 quelle subite. Cannonieri, a pari merito, il capitano Regazzoni e Ciarrocchi, con 4 reti ciascuno. Si tengono i piedi per terra: dietro, a tre punti, c’è l’Aarau a fare da fanalino di coda (“Lanterna rossa” in Svizzera, con una metafora molto ferroviaria: che a noi, soci azionisti del Museo Svizzero dei Trasporti, piace tantissimo, tra l’altro). Ma, come nel caso dello Zurigo, in serie maggiore, si dà per scontato che, con il loro organico, i rossoneri siano destinati a risalire la china in primavera.
Che si debba lottare per la salvezza, appare evidente, così come c’è la consapevolezza che la lotta sarà dura. Tra i tifosi, c’è chi accusa la dirigenza di avere commesso un errore puntando ancora su un allenatore italiano, dopo l’esperienza Zambrotta. Noi, invece, siamo convinti che la scelta Camolese (un professionista serio e, soprattutto, un maestro di calcio, abituato a lavorare con i giovani, proveniente dall’ambiente torinista: una garanzia…) possa pagare nel tempo. L’approccio dell’allenatore è stato, finora, giusto: niente rivoluzioni, mantenimento degli schemi del predecessore (che giocava comunque con le tre punte e i quattro in difesa, come piace al piemontese), poche parole, tanto lavoro.
In conclusione, dovendo sbilanciarci: la Challenge League, come scrivevamo di recente, è un torneo equilibrato. Ci sono 7 squadre tra i 25 e i 21 punti: basta davvero poco, per riguadagnare posizioni in classifica. L’organico dei Momò, a nostro parere, è di tutto rispetto, e può tranquillamente competere con le altre sette squadre (più l’Aarau dell’ex Schällibaum, beninteso). Vedremo, a gennaio, se Camolese riuscirà a ottenere qualche rinforzo e, soprattutto, se, nel corso della preparazione invernale, breve per forza di cose, darà un’impronta più sua alla squadra. Noi, sulla salvezza del Chiasso, ci sentiamo di scommettere quella banconota da venti franchi che ogni tanto ci spunta dal portafoglio. E, per l’anno nuovo, vi stiamo preparando, in chiave Momò, una piccola sorpresa. Continuate, quindi, a seguirci!