Calcio, anche le società dilettantistiche dovranno avere un defibrillatore

Dopo le società professionistiche, anche quelle dilettantistiche dal 5 febbraio 2016 dovranno dotarsi di un impianto defibrillatore semiautomatico: a stabilirlo è il Decreto del Ministero della Salute del 24 aprile 2013 che ha introdotto l’obbligo di dotazione del defibrillatore e le modalità di gestione all’interno di ogni impianto sportivo istituendo di fatto una nuova situazione di utilizzo extraospedaliero del defibrillatore rivolta esclusivamente alle Società sportive.

Questo il testo del decreto: “Il presente decreto, in attuazione dell’art. 7, comma 11, del decreto-legge 13 settembre 2012, n.158, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2012, n. 189, al fine di salvaguardare la salute dei cittadini che praticano un’attivita’ sportiva non agonistica o amatoriale, dispone garanzie sanitarie mediante l’obbligo di idonea certificazione medica, nonche’ linee guida per l’effettuazione di controlli sanitari sui praticanti e per la dotazione e l’impiego, da parte delle societa’ sportive sia professionistiche sia dilettantistiche, di defibrillatori semiautomatici e di eventuali altri dispositivi salvavita.

L’Allegato E del Decreto fornisce le linee guida che disciplinano la dotazione e l’impiego da parte delle Società sportive, sia professioniste che dilettantistiche, di defibrillatori semiautomatici esterni (DAE): le società saranno anche obbligate a curare la manutenzione del defibrillatore, a nominare un responsabile, a curare i rapporti con il 118, a predisporre il progetto di collocazione dei dispositivi, a formare all’utilizzo dei defibrillatori il personale necessario e a seguire gli aggiornamenti della manutenzione e della formazione. Il mancato rispetto di questi adempimenti rende la società responsabile. Questa responsabilità è, in concreto, dei dirigenti, che risponderanno civilmente e penalmente della mancata presenza del defibrillatore o del suo regolare funzionamento. 

Come ricordato dalle linee guida presenti nel testo di legge (che prende il nome dall’allora Ministro della Salute, Renato Balduzzi), sono circa 60.000 le persone che ogni anno in Italia muoiono in conseguenza di un arresto cardiaco. In caso di arresto cardiaco improvviso un intervento di primo soccorso, tempestivo e adeguato, contribuisce in modo statisticamente significativo e salvare fino al 30% in più delle persone colpite. La legge 3 aprile 2011, n. 120, prevede l’utilizzo del DAE anche da parte di personale non sanitario. I DAE devono essere marcati CE come dispositivi medici ai sensi della vigente normativa comunitaria e nazionale, e resi disponibili all’utilizzatore completi di tutti gli accessori necessari al loro funzionamento.