Home » Quant’è bella l’incertezza

…che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia: del doman non c’è certezza.

La nostra Serie A 2015/2016 è fatta apposta per la “Canzona di Bacco” (e non di Bacca, mi raccomando) scritta da Lorenzo de’ Medici nel XV secolo, quando il calcio non era nemmeno nei pensieri più arditi degli inglesi. Certo, bisogna cambiare la parola “giovinezza” con “incertezza”, ma s’è fatto di necessità virtù: d’altronde, la prima metà del nostro campionato — per quanto manchino ufficialmente ancora due giornate al giro di boa vero e proprio che coinciderà con la fine del girone d’andata — ci ha regalato un 2015 davvero incerto, con continui ribaltamenti in testa alla classifica, con scalate e rimonte impossibili (prima del Napoli e poi della Juventus), con squadre solide e altre belle da vedere, con crisi profonde e meravigliose rinascite. Il tutto nel giro di quattro mesi. Sperando che il trend prosegua — al di là del tifo, ma solo come supporter dello spettacolo — c’è da chiedersi se il 2016 che sta per arrivare sarà in grado di reggere il confronto.

E allora guardiamoci un attimo indietro e cerchiamo di capire cosa ci ha lasciato questa prima parte di campionato.
La risposta è abbastanza semplice: incertezza. L’unica squadra che è rimasta davvero costante per tutti e quattro i mesi di questo inizio di stagione è stata l’Inter. Squadra tipica di Mancini, incentrata sulla forza fisica e sulle giocate dei singoli, è quella che ha dimostrato per più tempo una tenuta mentale da leader, al netto di un paio di passaggi a vuoto con Fiorentina e Lazio, che, però, in un cammino lungo otto-nove mesi ci possono anche stare.

Le altre, partendo dal Napoli e finendo con la Roma, hanno avuto tutte bisogno o di qualche giornata per assestarsi prima di partire nella rimonta (come i casi di Napoli e Juventus, con i partenopei che ci hanno messo un mese e i bianconeri almeno due e mezzo) o di un paio di giri a vuoto fisiologici per ricaricare le pile e ripartire con lo stesso ritmo tenuto all’inizio (Fiorentina e Roma, con i giallorossi che, però, non sono ancora del tutto fuori dalla crisi iniziata dopo il risultato tennistico subito a Barcellona).

Nessuna, però, è riuscita a dare lo strappo decisivo al campionato tale da imporsi come “squadra da battere”. Nessuna è riuscita a dimostrarsi nettamente più forte delle altre. Nessuna è riuscita a scappare.
E allora a Natale ci si ritrova con cinque squadre nell’arco di quattro punti, come non accadeva dai tempi delle famose Sette Sorelle di fine anni ’90 e con un Milan — arrancante e ben lontano dal sembrare una grande squadra — distante solo otto punti dalla vetta. In questo scenario di “ciapanò” (scusate il milanesismo, ma non credo ci sia una parola in italiano che renda meglio l’idea) la squadra che sembra poterne approfittare potrebbe essere proprio la Juventus, ai margini dell’alta classifica fino a un paio di mesi fa. I quattro volte campioni d’Italia uscenti sono quelli arrivati meglio alla fine del 2015, c’è da capire come ripartiranno nel 2016.

Passiamo ore interminabili a lamentarci dei soldi degli sceicchi del PSG, della squadra meravigliosa che è diventata il Bayern negli ultimi anni o della forza di Barcellona e Real Madrid e poi state a vedere che forse il campionato più incerto (non per forza il più bello, ma perlomeno il più interessante) ce l’abbiamo ancora noi.