Aleksandr come Andrei. Gemelli del gol nello Zenit dei primi anni del terzo millennio, Kerzhakov e Arshavin hanno condiviso negli ultimi mesi le bocciature di Andrè Villas Boas e sono stati costretti a lasciare il club del quale hanno scritto numerose pagine di storia. Entrambi avrebbero potuto ritirarsi, invece hanno deciso di mettersi in gioco in realtà decisamente diverse.
Arshavin, da svincolato, ha potuto scegliere autonomamente la destinazione, firmando col Kuban (intervistato dal nostro sito ad agosto). Per il momento non si è rivelata una variante così felice, con la squadra di Tashuev a rischio scomparsa per via di noti problemi finanziari e con l’ex Arsenal troppo spesso ai box per problemi muscolari. Kerzhakov, invece, ancora sotto contratto con lo Zenit, si è visto porre il veto a eventuali trasferimenti in Russia, e ha pensato molto prima di decidere il suo futuro. Contattato anche dall’emittente MatchTv, ha optato per non ritirarsi, mettendosi in gioco nello Zurigo, squadra di bassa classifica del campionato svizzero. Una dimostrazione di umiltà che molti giovani prospetti russi, assuefatti dai privilegi consegnati da limite sugli stranieri, dovrebbero tenere in considerazione. Perchè firmare con il Zurigo, decisione contestabile, certo, ma da discutere in rapporto alle altre (eventuali) offerte ricevute, va oltre il primo semestre del 2016, rappresenta la volontà di giocare ancora per molto e di prefissarsi obiettivi importanti e a lungo termine. Il primo, il più evidente, è l’Europeo; senza gare ufficiali da oltre sei mesi, Kerzhakov ha continuato ad allenarsi individualmente (nella base della Lokomotiv, dato che a San Pietroburgo non aveva il lasciapassare di Villas Boas) ma il ritmo partita è tutta un’altra cosa. Soprattutto se sei ultratrentenne, e fatichi gioco forza di più a riprendere una forma fisica adeguata. Ma il vero obiettivo dell’ex Dinamo Mosca è un altro: riprendersi lo Zenit.
Nonostante sia in scadenza a giugno, Kerzhakov si è fatto due conti: in estate Villas Boas, l’uomo che lo ha allontanato, se ne andrà, perchè non giocarsi le proprie chance, portando dalla propria parte la normativa sugli stranieri, con il nuovo allenatore? Per fare questo occorre giocare e segnare, anche allo Zurigo. Anzi, forse è proprio lo Zurigo, ambiente con poca pressione che farà di tutto per agevolare il russo, il club migliore per rinascere. La Svizzera non sarà un palcoscenico di prim’ordine ma, come detto, l’esperienza elvetica per Kerzhakov rappresenta l’ultima chance per l’ennesima rinascita.
Dovesse andare in doppia cifra in Svizzera, Slutksij lo chiamerebbe certamente. La concorrenza, numericamente parlando, è scarsa. Oltre a Dzyuba e Smolov, c’è Kokorin, che può giocare anche esterno e che comunque parte, di fatto, nella stessa posizione di Kerzhakov in questo momento, avvantaggiato soltanto dalla carta d’identità. In tornei del genere, poi, gente come Kerzhakov torna sempre utile, basti pensare al mondiale brasiliano. E per lo Zenit? Dzyuba è inamovibile, ma non ha sostituti. Col passaporto russo Kerzhakov potrebbe essere una variante importante nelle rotazioni (che Villas Boas avrebbe potuto tenere in considerazione, data la mancanza di qualità della panchina) e garantire un piano B alle tattiche della squadra di San Pietroburgo.
Con questa scelta Kerzhakov ha manifestato grande umiltà, non solo per gli obiettivi che l’hanno comportata, ma anche per gesti concreti: pur di rimettersi in gioco a Zurigo si è dimezzato lo stipendio, quando avrebbe potuto smettere e fare l’opinionista o il dirigente. Per i nostalgici la costanza e la dedizione di Aleksandr sono, al pari della decisione di continuare di Arshavin, notizie davvero entusiasmanti: adesso viene il bello, chi avrà ragione, Kerzhakov o Villas Boas?