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Figli di un dieci minore: Alviero Chiorri, un marziano tra Baggio e Mancini

Alviero Chiorri, classe ’59, è uno dei tanti romani della diaspora. A soli 15 anni, dopo lo svezzamento nell’Almas Roma, fu notato dagli osservatori doriani e si trasferì sulla sponda blucerchiata di Genova.

Ma per lui il destino non allestì una scena da tappeti rossi sui palcoscenici principali, bensì le luci diafane delle scene underground pallonare, nei circuiti minori. Idolo da controcultura, talento refrattario all’integrazione professionale, adolescente irredento ed esteta dell’attimo fuggente, se Best poteva dire che “se fossi nato brutto, non avreste mai sentito parlare di Pelé”, Chiorri rappresentò un Best che non aveva la stessa voglia di allenarsi. Per trovare una figura analoga nel calcio mondiale, si può pensare a ‘Magico’ Gonzalez, il fantasista salvadoregno di cui Maradona disse “E’ l’unico più forte di me”. Le referenze non mancano. Marcello Lippi, che con Chiorri giocò nella Samp, alla domanda “C’è un suo compagno di squadra che avrebbe meritato molto di più di quello che ha avuto dal calcio?” rispose prontamente “Alviero Chiorri, qualità tecniche e atletiche a livello dei più grandi”. E recentemente, anche Renzo Ulivieri, suo allenatore nei primi anni ’80, ha affermato: “Anche Baggio e Mancini erano forti ma Chiorri un po’ di più. Nelle sue giocate c’era il poeta, l’artista e lo scultore e anche i tifosi se ne erano accorti. Ai tempi i fan non usavano fare cori, ma per lui facevano un’eccezione e urlavano ‘Fagli la pera, Alviero fagli la pera’ “.

Tra i professionisti Chiorri esordì a 17 anni, nel ’76-’77, in serie B con la Samp, buttato nella mischia da Bersellini. Una manciata di partite e un paio di gol, il miraggio di un trasferimento all’Inter, al seguito del Sergente di ferro Eugenio, sfumato quando i nerazzurri gli preferirono Beccalossi.
Ma intanto, era scoppiato l’amore con i tifosi della Samp. Il “marziano”, come lo chiamavano i tifosi doriani, per quattro stagioni di serie B regalò giocate generose, come quando infilò in velocità Franco Baresi (nella stagione cadetta del Milan) o quando mise a sedere un giovane Pietro Vierchowod, allora al Como.

Rapido di piede e di estro, anarchico del dribbling e amante delle finte ripetute, Chiorri giocava solo per il pubblico, per sobillare la meraviglia e incitare al boato, senza preoccuparsi troppo del resto della squadra nè del risultato finale. Con una finta, poteva mandare dalla parte opposta del campo intere retroguardie avversarie, come si narra capitò in un Sampdoria – Lecce. In campo, esibiva la stessa spensieratezza con cui si presentò al primo ritiro: “Tre orecchini, catenona d’oro, bermuda e sandali. Venivo direttamente dalla spiaggia…”.
Fu lui il primo calciatore ad apparire con l’orecchino sull’album di figurine Panini.

Per farsi le ossa, venne mandato a giocare al Bologna, dove incontrò altri due giocatori di prospettiva, il sammarinese Marco Macina e lo jesino Robero Mancini. Dei tre, Macina era quello che sembrava possedere il maggior talento, Chiorri il più estroso, Mancini il più completo e pronto alla prospettiva di carriera. Un serio infortunio condizionò la stagione di Chiorri.

Insieme a Mancini, Chiorri tornò alla Samp, nelle stagioni che prepararono e precedettero la rinascita e la successiva scalata verso i vertici del calcio europeo del club di Mantovani, nel decennio successivo. Ben presto, quando divenne evidente che i nuovi obiettivi padronali della Samp e la costanza produttiva richiesta a Chiorri non avrebbero potuto collimare, la Samp fu costretta a cederlo. “Alviero, sei stata la più grande delusione della mia vita”, lo congedò Mantovani. Al suo posto, dalla Cremonese, arrivò Vialli.

Per Chiorri iniziò un nuovo sodalizio calcistico, nella provincia del calcio: quello il presidente Luzzara. Insieme a Chiorri, la Cremonese raggiunse una storica promozione in serie A. E nella prima storica vittoria interna dei grigiorossi nella massima serie, un 2-1 al Torino, Chiorri si esibì in una prestazione spettacolare, procurandosi il rigore del vantaggio e sbriciolando con incursioni e dribbling la difesa granata. Per molte stagioni, Chiorri rimase alla Cremonese, seguendola anche in B e regalando lo splendore e l’incostanza delle sue giocate al pubblico di Cremona. Storico un suo gol al Messina, quando entrò in campo negli ultimi istanti di gioco appositamente per calciare una punizione, che mise all’incrocio dei pali.

Tra le caratteristiche di Chiorri, vi era quella di calzare due scarpini diversi, per meglio riuscire nel controllo tecnico: scarpino estivo con tredici tacchetti di gomma a sinistra, scarpino invernale con sei tacchetti in ferro a destra.

Giocò fino al ’92, poi appese gli scarpini al chiodo, salutò l’Italia e si trasferì a vivere a Cuba.
Da lì vengono le interviste (rintracciabili sul web) che lo vedono rilassato, abbronzato, un po’ nostalgico della Samp e dei suoi tifosi, ma non troppo del calcio in generale.
In fondo, lo aveva detto fin da giovanissimo, quando rifiutò la sua prima e unica convocazione per un ritiro nella nazionale giovanile, in vista di un mondiale di categoria in Tunisia: “Voi siete pazzi, io devo andare al mare”.