Pubblichiamo come Redazione l’intervista a Federica Rizza, una delle nuove pedine dello scacchiere di Nazzarena Grilli nel Mozzanica e che ha già messo in mostra le sue qualità già durante il Mondiale Under 17 in Costa Rica, dove è stata protagonista con Manuela Giugliano e Nicole Garavelli. Tanta corsa, piedi buoni, visione di gioco e soprattutto grande umiltà.
Come è nata in te la passione per il calcio?
Tutto nasce da papà. Lui ha giocato per anni nelle categoria dilettantistiche, cambiando varie squadre, poiché ad inizio stagione lo volevano tutti, il che vuol dire che non doveva essere affatto male … Io abito a Bertonico, un piccolo paese in provincia di Lodi, ed è lì che ho iniziato con la squadra locale, giocando con i maschi. Il team era in pratica formato da tutti i miei amici. Eravamo solo in due ragazze, ma crescendo l’altra ha poi abbandonato. Inizialmente praticavo sia il calcio che il nuoto, ma ben presto ho abbandonato il secondo, per dedicarmi a quella che sarebbe diventata non solo una passione, ma la mia vita. Dopo Bertonico sono andata alla Frassati di Castiglione D’Adda, dopodiché sono passata all’Inter femminile.
Come avviene il passaggio in nerazzurro?
Avvenne un po’ per caso. Un giorno io e mia madre ascoltammo un annuncio radiofonico, diramato proprio dall’Inter che cercava ragazze della zona per il settore giovanile. Io e i miei andammo ad informarci e mi proposero di fare un provino. Da lì è iniziato tutto. Indossare quei colori significava coronare un piccolo sogno, in quanto già tifavo per l’Inter e Zanetti era il mio idolo. Più tardi mi sono tolta anche la soddisfazione per un certo periodo di giocare con il numero quattro e la fascia di capitano. In nerazzurro sono restata per ben sette anni. Devo molto all’Inter perché è la squadra che mi ha lanciato, anche in ottica nazionale. Antonio Naplone fu il mio allenatore nella primavera e di lui in particolare ho un ottimo ricordo, tanto che tuttora siamo rimasti in contatto. Nelle varie categorie giovanili in cui ho giocato ho avuto la fortuna di far parte di un gruppo di ragazze favoloso. Siamo cresciute insieme e molte di noi sono poi arrivate alla prima squadra. Abbiamo vinto diversi campionati e in particolare ricordo che pur facendo parte della Inter B, risultavamo più forti della squadra A, il che ci riempiva d’orgoglio. Le partite “in famiglia” erano molto sentite da noi. Quello nerazzurro è uno dei vivai più ricchi e organizzati. Sono molto bravi nel seguire le giovani e infatti tante giocatrici venute dall’Inter sono poi arrivate in nazionale. In seguito passai alla prima squadra che, grazie alla vittoria del campionato cadetto nella stagione 2012-’13, giocò il successivo torneo in serie A e arrivò di conseguenza anche il mio esordio nella massima serie.
Gli anni all’Inter hanno coinciso con percorso in crescendo nelle nazionali giovanili.
Le prime convocazioni nell’Under 17 di Enrico Sbardella arrivarono nel 2013. Al termine dei primi raduni di selezione però non venivo mai confermata nelle rose che poi partecipavano all’Europeo di categoria. Questo avvenne fino a quando la nazionale doveva partecipare alla fase finale dell’Europeo in Inghilterra. Per la prima volta fui convocata nella selezione definitiva. Arrivammo terze e di conseguenza ci qualificammo per il mondiale in Costa Rica. Fin troppo facile dire che quel mondiale è stato l’apice della mia avventura con la maglia azzurra fino ad oggi, come del resto per tante altre ragazze che erano con me. E’ stata in ogni caso un’esperienza straordinaria, un’emozione indescrivibile. Nessuno, neppure tra noi, si sarebbe aspettato all’inizio un risultato simile. In Costa Rica ho giocato quasi tutte le partite. Sono rimasta in panchina solo nella terza gara del primo turno, contro il Venezuela, e nella semifinale contro la Spagna. Perdere quella gara per due rigori inesistenti è l’unico brutto ricordo di quell’avventura, ricordo la tensione a bordo campo, mi sono divorata tutte le unghie per l’ansia. Nella finale per il terzo posto ero invece in campo. Una partita incredibile, come segnavamo, loro replicavano. Poi per fortuna ai rigori tutto andò bene.
E poi dopo il nerazzurro e l’azzurro, arriva il biancoceleste. Come ti sei avvicinata al Mozzanica?
E successo tutto in estate. L’ultimo anno all’Inter fu purtroppo problematico, anche per via di un infortunio che mi ha fatto perdere in pratica tutta la prima parte della stagione. Sono rientrata con l’inizio del girone di ritorno, ma ricominciare non è stato affatto facile. Ho dovuto riconquistarmi il posto in squadra con fatica, ma nel frattempo qualcosa si era rotto all’interno di un gruppo del quale non riuscivo più a sentirmi parte veramente. Lo avevano notato sia i miei genitori che l’allenatore che infatti, quando al termine della stagione espressi il mio desiderio di provare una nuova avventura, non si stupì più di tanto. Anzi proprio mister Brustia appoggiò quella decisione, dicendo che non aveva senso restare lì se non mi trovavo bene. Papà era in contatto con Beppe Lussana e lui ci consigliò di propormi al Mozzanica, una società che conoscevo ovviamente di fama e che ammiravo. Ebbi unRIZZA 5 colloquio con Mister Grilli, Italo Lingiardi e il presidente Sarsilli. Furono molto chiari nel propormi di partecipare al ritiro della prima squadra a Pinzolo, dopo di ché avrebbero poi valutato se tenermi oppure no. Fortunatamente andò tutto per il meglio e quindi eccomi qui. Posso benissimo fare a meno di dirti che sono felicissima di vestire questa maglia.
Sei una ragazza giovane, ma dalle idee chiare. Cosa ti aspetti da questa stagione?
La rosa del Mozzanica è piena di ottime giocatrici, solo nel mio ruolo ho davanti gente come Bartoli e Zanoletti, pertanto non mi faccio illusioni, so che non sarà facile trovare molto spazio. Pertanto il mio obbiettivo è cercare di giocare il più possibile per poter crescere, provando a rubare i segreti di queste atlete che hanno tanta esperienza e quindi tanto da darmi.
E fuori dal campo?
Sto studiando, sono al quinto anno di superiori. Frequento il liceo delle scienze applicate, indirizzo biologico. Quest’anno ho la maturità e spero di riuscire a diplomarmi con un bel voto. Conciliare calcio e scuola non sarà facile, ma anche tra i banchi voglio far bene.