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Un sorteggio Champions (non) da paura

I pronostici esistono per essere smentiti e, ovviamente, li sbaglia soltanto chi non li fa. Con questa sovrana certezza leggiamo i gustosi e in parte bizzarri sorteggi di Champions League (ottavi di finale) ed Europa League, sua minore consorella.

Pescano male, malissimo, Juve Roma, ché se evitano i favoritissimi catalani (nei prossimi giorni impegnati col Mondiale per club; i giallorossi li hanno comunque già affrontati con sommo dolore), l’accoppiata Bayern-Real, oltre a essere una delle più affascinanti opzioni per una finale, mette assieme le due squadre che gli allibratori danno come seconda e terza favorita per sollevare la coppa a San Siro (finale a Milano, il prossimo 28 maggio).

Le preoccupazioni sono più che giustificate: Guardiola non può (in realtà, nello sport si può sempre tutto) fallire anche quest’anno, l’ultimo di permanenza bavarese prima di trasvolare a Manchester (lato City), l’assalto al trofeo che gli è stato chiesto sin dall’arrivo in biancorosso, con la prima stagione affrontata da campioni in carica. Il mandato di Pep non era solo (e tanto) quello di vincere, è vero: Heynckes, al ritiro con una tripletta mai facile da centrare (figuriamoci da ripetere), lasciava un’eredità che l’ex giocatore di Roma e Brescia ha saputo raccogliere con estrema disinvoltura, portando sulle rive dell’Isar la propria personalissima idea di calcio, dimostrando peraltro un’encomiabile elasticità rispetto alle convinzioni maturate nel corso del ciclo del suo grande Barcellona.

Di certo, le possibilità juventine non sono moltissime, ma, da fermi sostenitori della qualità dell’organico bianconero e soprattutto del suo ingiustamente bistrattato tecnico, pensiamo che Buffon e compagni possano davvero bagnare il naso ai mastri birrai rendendo amarissima la loro ennesima stagione da superfavoriti. Molto dipenderà da fame e forma, le due f che han difettato, nelle ultime due occorrenze, il crudele aprile tedesco: passeggiare in Germania, ostentando un calcio a dir poco apollineo e meno speculativo del tiki taka in blaugrana, non ha per niente giovato.
Al di là di questo, a Torino qualcuno si starà mangiando le mani per la sconfitta di Siviglia, ed è anche giusto che sia così.

Ingrato pure il compito della Roma, che come squadra resta il solito rebus cui ci ha abituati la Lupa: il problema non è rappresentato dall’organico in sé (a priori, il più attrezzato in chiave scudetto), ma dal solito ambientino, con un Garcia sempre sul punto di saltare, nonostante il bel gioco (sino alla disfatta del Camp Nou, i giallorossi se la battevano bene col Napoli) e nonostante i problemi non siano proprio tutti attribuibili al tecnico francese.

A livello di rosa, col Real non c’è confronto, ma è pure vero che los blancos hanno spesso l’usanza di padellare in Coppa, e la gestione Benítez, tecnico che apprezziamo nonostante siano lontani i tempi del miglior Liverpool, non ci pare granché salda.
Fa sorridere, a mo’ di curiosa spigolatura, la peculiare posizione di Carlo Ancelotti, spettatore interessatissimo di questo incrocio italo-iberico: il 16 febbraio è, al contempo, vicinissimo e remoto (molte cose possono accadere, in ogni senso), ma il tecnico della Decima merengue (a rischio esonero, se non avesse battuto in extremis l’Atlético…) al momento potrebbe indistintamente giocarsi l’ottavo su una delle due panchine. Chi vivrà vedrà.

Certo che c’è da lagnarsi, a scorrere la lista delle altre partite: Gent-Wolfsburg Benfica-Zenit sono, obiettivamente, scontri dal blasone non paragonabile a Juve-Bayern o Arsenal-Barcellona (dieci anni or sono, la finale vinta 2-1 dagli iberici ancora nell’era prima di Leo, benché Messi fosse già in rosa), ma, si sa, la fortuna va costruita e aiutata.

Senz’altro, a tifare la Vecchia Signora in Europa, dovrebbero essere gli acerrimi nemici interisti, almeno quelli savi, ché con la Juve fuori dalla coppa, il discorso scudetto potrebbe davvero complicarsi per tutte le Penelopi che, in questo primo scorcio di campionato, han fatto e disfatto la tela senza approfittare dell’iniziale appannamento dei campioni in carica. Oltre all’Inter, pensiamo soprattutto al Napoli, e anche alla Fiorentina: con queste ultime due, l’urna continentale non è stata clemente (VillarrealTottenham), e neppure con la Lazio (che ha comunque ben altro a cui badare prima di porsi il problema Galatasaray). L’Europa League resta obiettivo “pensabile” sia per Sarri sia per Sousa, ma il trofeo che ancora attende una vincitrice italiana si è sempre rivelato più difficile del preventivato. Vedremo.

In questo senso, ne vedremo delle belle alla ripresa delle coppe, quelle vere, ossia con la sana e godibilissima eliminazione diretta. E, per chiudere, ribadiamo, con una punta di insensato ottimismo, che gli impegni di bianconeri e giallorossi ci paiono, nelle differenze, similari: l’avversario è, in entrambi i casi, di cilindrata sicuramente superiore, ma nel calcio e nello sport non è ammesso partire battuti; non avere la pressione di dover vincere si rivela spesso ingrediente fondamentale nelle vittorie impreviste. Lo pensiamo, soprattutto, per Allegri: un soldino sui suoi uomini lo giocheremmo volentieri, anche perché le quote saranno alte e invitanti. A smentirci o premiarci, penserà il campo.