Zeman, e la scommessa del Lugano
La Super League svizzera è arrivata alla sosta invernale. Ma noi, non ci fermeremo: in questo periodo, analizzeremo le squadre una per una, dando dei bilanci parziali, e provando a fare delle previsioni, sino alla ripresa. Continuate, quindi, a seguirci! La prima puntata sarà, ovviamente, dedicata al Lugano.
Parlare di Zeman, non è mai facile. Perché il boemo non è di quelli che ti lasciano neutrale: una posizione, la devi prendere. Il grigio, non esiste. Si è molto discusso, sulla Penisola, dell’esperienza svizzera del tecnico: lui, con la sua solita flemma, ai giornalisti elvetici che gli chiedevano cosa ne pensasse, ha risposto con una battuta: “Cosa si dice in Italia? Semplice: quando perde il Lugano, perde Zeman. Se vince, ha vinto il Lugano.” Ora, giunti quasi alla sosta invernale (il calcio svizzero si fermerà a metà dicembre, dopo le partite dei quarti di Coppa, dove i bianconeri sono ancora impegnati), è lecito provare a fare dei bilanci.
La scelta del presidente Renzetti (pescarese di origine, e non è un caso…), è stata quella di mettere a disposizione di un allenatore dal fascino controverso, ma dall’indiscutibile carisma, un gruppo “verde”. A parte i trentenni o giù di lì (il portiere Russo, il capitano Rey, Padalino e Urbano), gli altri sono di primo pelo. Però, si tratta di ragazzi motivati e, in alcuni casi, con buoni margini di crescita tecnica. E il boemo, è un allenatore capace di valorizzare i giovani con potenzialità ancora da esprimere. Un azzardo? Forse. La differenza di tasso tecnico, tra il massimo campionato e i cadetti, è palpabile: serve avere “cattiveria” e furbizia agonistica. In Super League, giocano elementi di ottimo spessore a livello di esperienza (un nome su tutti: Walter Samuel, ma la lista è lunga), e i giovani, in questo, difettano. Nella Penisola, conosciamo la filosofia del boemo, che colloca il gioco, la prestazione corale, in cima alle proprie preferenze. Sappiamo, anche, che l’ex allenatore della Roma, della Lazio e del Pescara ha nei suoi dogmi la preparazione fisica, con l’obbiettivo di vedere la sua squadra correre, più delle altre, e per più tempo, fino al fischio finale. Il tecnico è anche, sicuramente, un maestro di calcio, e ha sempre avuto un tocco magico per i giovani: chi non ricorda il “Foggia dei miracoli”, con il lancio di giocatori del calibro di Baiano, Signori, Rambaudi? E il Verratti dell’ultimo Pescara?
L’ultima vittoria, netta nel risultato e nel gioco, ha acceso gli entusiasmi, anche in Italia, dove i fans del boemo sono tantissimi. A un osservatore disattento, o frettoloso, la Super League elvetica può sembrare un campionato povero, e di basso contenuto tecnico. In realtà (senza ovviamente pretendere di assistere a partite del livello dei massimi campionati continentali), in Svizzera si può vedere del buon calcio, con degli ottimi interpreti (il giovane talento Embolo, del Basilea, è forse l’esempio più evidente; ma potremmo citarne altri, titolari nelle loro nazionali, e sicuri protagonisti del prossimo Euro2016).
Noi, abbiamo visto un gruppo in crescita dall’inizio del campionato, e abbiamo preso atto del fatto che gli avversari cominciano ad avere, nei confronti dei ticinesi, una sorta di rispetto: il fatto che a Zurigo la squadra di Hyypiä tentasse sistematicamente, nei primi minuti, di superare il centrocampo con i lanci lunghi, dice tutto. Domenica, abbiamo visto una bella partita, giocata a ritmi elevati, con schemi applicati con attenzione, tenuta atletica sino ai minuti finali (due reti segnate nell’ultimo quarto d’ora). Niente fenomeni, ma una vittoria del collettivo, nonostante un’ingenuità dietro all’inizio (costata la rete dello svantaggio) e una bella squadra di fronte.
I migliori finora? Il croato Čulina è la vera sorpresa di questa seconda parte del girone d’andata: 7 reti segnate in 13 partite, tanto movimento, e qualche buon colpo che, a La Spezia e Varese, non aveva ancora fatto vedere. In difficoltà, invece, il suo compagno d’attacco, Patrick Rossini, che non riesce a trovare continuità. Tosetti e Šušnjar sono promesse, Bottani una certezza. Dietro, alle discrete prestazioni degli esperti Urbano e Padalino, si devono contrapporre quelle, non sempre impeccabili, di Veseli e Markaj. In mezzo Sabbatini e Črnigoj ci mettono chili, polmoni, e anche un po’ di qualità.
I sogni? Un nuovo stadio, come i gioielli che abbiamo visto qua e là nella Confederazione, in realtà simili (Thun, per esempio). Lugano sembra non essere abbastanza ricettiva, Renzetti minaccia di guardare altrove (Castione?), con la speranza che l’imprenditoria locale decida di investire. Sul futuro sportivo della squadra, la salvezza appare possibile, nonostante la concorrenza molto forte. E se domenica, dovessero andare bene i quarti di Coppa, dove i ticinesi sono favoriti, in semifinale, a partita secca, può accadere di tutto: presentarsi al “Letzi” a maggio, per la finale, è il desiderio segreto di tanti.
1 – Continua