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Per un attaccante non c’è cosa più importante del gol. E’ quanto di più naturale vi sia nel mondo del calcio: ci sono periodi in cui basta calciare verso la porta avversaria e si trova l’angolino, altri in cui invece lo specchio si riduce incredibilmente sino a sembrare quasi minuscolo. Immaginare cosa stia passando per la testa di Álvaro Morata è praticamente impossibile, perché il suicidio bianconero di ieri sera può aver complicato irrimediabilmente i piani Champions League di Buffon e compagni; adesso lo spauracchio Barcellona o Bayern Monaco aleggia fortemente nella testa della squadra e Morata, con quei due gol sbagliati praticamente a porta vuota, è già finito al centro del mirino dei media.

Il paragone con Llorente a maggio scorso era praticamente impietoso per l’ex Athletic, ora invece la situazione si è completamente ribaltata, nonostante Fernando comunque non stia brillando particolarmente nel Siviglia visto che ha realizzato solo 4 reti in 14 presenze (poche da titolare). Addossare tutte le colpe a un solo giocatore è quanto di più sbagliato si possa fare, specie perché è stata la disattenzione difensiva – sugli sviluppi di un calcio d’angolo – alla fine a punire la formazione di Torino. La contemporanea vittoria del City ha fatto tutto il resto, e adesso alla Juventus non resta che sperare in un sorteggio umano per avere speranze di passaggio del turno. Di certo si può dire, però, che l’arrivo di Mandžukić alla corte di Agnelli abbia danneggiato eccome l’ex madrileno.

Morata è comunque in ottica compagnia, perché non è l’unico “numero nove” ad avere difficoltà con il gol. Icardi all’Inter sta facendo moltissima fatica a segnare – e a volte a trovare spazio, nonostante il contesto sia completamente differente rispetto a quello dello spagnolo – e lo stesso Džeko non sta brillando come Sabatini si aspettava in estate. Allargando il discorso ad altri attaccanti che nella scorsa stagione sono stati in cima alla classifica marcatori, lo stesso discorso si potrebbe fare anche per Ménez, Di Natale e Gabbiadini: solo Higuaín continua a essere una macchina da gol anche nelle giornate di buio apparente, come quella di Bologna.

Chi non si augura, invece, una serata storta è la Roma di Rudi Garcia, che per salvare stagione – e probabilmente panchina – deve assolutamente centrare il passaggio del turno contro il BATE Borisov. Una vittoria garantirebbe il passaggio del turno, con un pareggio invece servirebbe l’aiuto del Barcellona: meglio fidarsi soltanto di se stessi, considerando che i catalani sono già qualificati. Il pubblico di casa si aspetta una grande prestazione che riscatti sia lo scivolone rimediato contro Messi e compagni, sia gli incidenti di percorso avuti contro Atalanta e Torino. Per una squadra che a metà ottobre sembrava essere la favorita numero uno per lo scudetto, però, decisamente troppo poco: specie perché in attacco la squadra continua a fare affidamento sulle giocate individuali mentre in difesa, a turno, qualcuno combina guai che compromettono irrimediabilmente le partite (Digne contro l’Atalanta, Rudiger a Torino). Serve un cambio di mentalità, una partita che segni la svolta per una stagione che, altrimenti, rischierebbe davvero di essere negativa per le squadre italiane in Champions League.