Il Milan scende dal treno

Non che ci fosse mai salito per davvero, su quel treno.
Ma il Milan di Mihajlović, con il pareggio 0-0 col Carpi, perde l’ennesima occasione della sua stagione per riavvicinarsi alla testa della classifica, sempre più corta dopo gli scivoloni delle ultime settimane di, a turno, Inter, Roma, Napoli e Fiorentina.

La squadra rossonera quando ha l’opportunità non riesce — e non è che non voglia, qui è proprio mancanza di capacità — a far fare il salto di qualità decisivo al proprio gioco e inciampa in ostacoli sulla carta abbordabili. A San Siro con l’Atalanta prima, a Modena col Carpi ora. Due pareggi, specialmente quest’ultimo, che probabilmente conformano la dimensione da medio-alta classifica al Milan, che però prima delle 20.45 di ieri sera pensava in grande: il filotto di vittorie con Carpi, Verona e Frosinone prima di Natale era possibile e i rossoneri si sarebbero ritrovati nel bel mezzo del treno che porta a destinazioni nobili. Mostrando, invece, tutti i propri limiti mentali e tecnici, la squadra di Mihajlović ha deliberatamente deciso di scendere alla prima fermata, tirandosi fuori da ogni tipo di lotta. E se mai si dovesse riavvicinare alle prime della classe, non stentiamo a pensare che troverà il modo per fare l’ennesimo passo indietro, quasi a voler palesare la propria inferiorità rispetto alle prime.

Questione di testa, questione di tecnica, questioni di tattica: il Milan manca nelle tre componenti fondamentali per poter anche solo pensare di competere per vincere qualcosa. Nei momenti decisivi non c’è nessuno che si prenda la squadra sulle spalle e la trascini oltre i propri limiti, così come nessun giocatore in rosa possiede la tecnica individuale necessaria a inventare l’azione giusta in una partita imbrigliata e così come in panchina non siede un allenatore capace né di dare una identità di gioco propositiva alla squadra e né di cambiare le cose a gara in corso con cambi di uomini e/o di sistema di gioco.

Chiare queste tre mancanze, è impossibile pensare a una stagione da protagonisti per i rossoneri, che avranno anche speso tanto sul mercato comprando giocatori di buon valore (Bacca, Luiz Adriano, Romagnoli e Bertolacci), ma che non hanno l’intelaiatura necessaria a farli rendere al massimo.
Onestamente, di differenze di gioco rispetto al tanto — giustamente — criticato Milan di Inzaghi non se ne vedono molte, nonostante questo fosse l’anno giusto per provare a inserirsi nelle posizioni di vertice. Il fatto che una prestazione del genere arrivi all’indomani della ormai famosa intervista a Paolo Maldini è quasi una conferma sull’esattezza delle parole del capitano storico dei rossoneri. Il “mea culpa”, qui, lo devono fare in molti.

Il treno ormai è andato, ma è il Milan che ha deciso di scendere.

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Francesco Mariani