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Il segno che lascia una punizione fortunata

Ieri abbiamo visto quanto può essere diverso il fato di una squadra che trova il gol del vantaggio su una punizione fortunata: la Roma, dopo il rocambolesco vantaggio firmato da Pjanić (che, certamente, per una volta non finirà tra i calci piazzati da ricordare del bosniaco), non è comunque riuscita ad avere ragione del Torino, capace di riprendere per i capelli in pieno recupero una partita che – onestamente – i giallorossi non avevano affatto dominato. L’Inter, invece, ha segnato un gol quasi in fotocopia contro il Genoa grazie a Ljajić, che ha trovato un buon alleato in Perin così come l’ex compagno romanista ha goduto della collaborazione di Padelli. La sottile differenza con i rivali giallorossi sta nel fatto che Handanović non ha subito alcuna rete e dunque, grazie all’ennesimo 1-0 dell’anno, il Biscione ha fatto bottino pieno anche contro il Grifone, nel complesso meritando i tre punti (legittimati dalle tante occasioni sciupate dagli attaccanti nerazzurri).

Ecco, forse la differenza tra le due compagini, entrambe ai piani alti della classifica e, chi più, chi meno, desiderose di mettere le mani sullo scudetto, l’ha fatta proprio il contesto attorno al quale è arrivato il vantaggio, sostanzialmente differente ancorché formalmente identico. La rocambolesca rete dei ragazzi di Garcia è arrivata dopo 83 sonnacchiosi minuti di gioco, regalando alla Lupa un vantaggio probabilmente esagerato rispetto a quanto visto fino a quel momento, mentre il non meno fortunato destro a giro di Ljajić è sembrato premiare in modo coerente gli sforzi di un’Inter sprecona ma sempre disposta ad attaccare un Genoa dilaniato dagli infortuni e giunto a San Siro con una formazione più che sperimentale.

Il modo in cui entrambe le squadre hanno reagito al fortunoso dono di Eupalla traccia una netta differenza di maturità tra le nostre contendenti al trono tricolore. Se l’Inter, forte della sua retroguardia inappuntabile al retrogusto di Sudamerica, ha saputo reggere senza tentennare ai comunque sconclusionati sforzi di un Genoa volenteroso ma astratto, la Roma s’è invece dovuta inchinare al rigore di Maxi López, l’uomo della Provvidenza granata capace di riscattare il suo Toro da un destino che pareva fin troppo cinico e baro (perché la formazione di Ventura non meritava affatto il ko, anzi). Le due partite di ieri, giustapposte in un’immaginaria istantanea calcistica, spiegano nel miglior modo possibile come mai ci siano cinque punti tra i milanesi e i capitolini.

Non solo: i segni della ferrea volontà di vittoria nerazzurra e del momento di crisi giallorosso si trovano anche nell’approccio che le nostre hanno riservato alle sfide che le attendevano. Arrembante quello degli uomini di Mancini, decisi fin dall’inizio a riscattare il risultato di Napoli e desiderosi di confermare la prestazione del San Paolo; incerto, lento e tremebondo quello romanista. Mentre l’Inter ha attaccato senza pietà un Genoa ferito, reduce dalla scottante delusione patita col Carpi e chiaramente in difficoltà a livello di rosa, la Roma ha scelto di lottare contro il Toro su ritmi bassi e cervellotici, lo spartito preferito dai granata, ben più avvezzi degli ospiti capitolini a giocare tenendo bassi i giri del motore per poi accelerare senza preavviso e colpire. Considerando come – da questo punto di vista – gli uomini di Garcia si siano consegnati armi e bagagli a Ventura e ai suoi giannizzeri, va forse concluso che il punto dell’Olimpico torinese è guadagnato e che se ne poteva uscire a mani completamente vuote.

Per converso, le due sfide ci dicono parecchio anche sullo stato di salute delle rivali di giornata delle due big: se il Torino sembra essere definitivamente tornato in sé dopo il momento difficile di un mesetto fa, il Grifone pare invece ancora invischiato nei vari problemi palesati fin qui, principalmente a livello d’integrità fisica dell’organico. Gakpé centravanti improvvisato è la summa della situazione rossoblù, resa difficile non solo dalla folta schiera di uomini in infermeria ma anche da una situazione psicologica che Gasperini dovrà curare facendo ricorso a tutte le sue doti di analista del pallone: il Vecchio Balordo è reduce da due sconfitte di fila nonostante le prestazioni siano state, se non buone, perlomeno accettabili.

E se tutto sommato ci sta cadere a San Siro, per di più in emergenza, il risultato di ieri può però acuire le ansie di un gruppo che è caduto di nuovo nonostante grandi sforzi, esattamente come contro il Carpi – partita, quella contro gli emiliani, che probabilmente ha scosso parecchio lo spogliatoio visto il suo svolgimento. Il rischio è che la squadra tenda a mollare un po’ il colpo, come talvolta può accadere quando ci si impegna a fondo ma non si riesce in alcun modo a cogliere gli obiettivi prefissati.

Eh già, quanto può cambiare situazioni e percezioni un calcio di punizione particolarmente fortunato…