La partita contro l’Atalanta in Coppa Italia, ci ha dato diversi spunti di riflessione riguardo lo scacchiere tattico dell’Udinese e di come Di Natale sia fondamentale perché esso funzioni. Veder giocare Totò l’altra sera è stata una delizia per gli occhi: è riuscito a fare una gara superlativa nonostante il ridotto minutaggio di questa stagione in campo. Ogni complimento sarebbe superfluo per la caratura di questa campione, che si è riconosciuto in campo per la classe sopraffina e la personalità di un leader che ha scritto la storia di questo club. Nonostante i 38 anni, Di Natale ha giocato con la spensieratezza di un bambino, sfornando azioni magistrali come i colpi di tacco, conclusioni volanti e lanci lunghi fatti con il contagiri: da solo si è preso il peso dell’attacco bianconero.
Il gruppo di Colantuono è un cantiere a cielo aperto, dove l’esperienza tende a fondersi con la classe di giovanissime promesse. I colpi di meteore come Adnan e Perica devono essere sostenuti dall’esperienza e la maestria di giocatori – o fuoriclasse – come Totò: ecco perché sarebbe un’eresia farlo ritirare dopo Natale, soprattutto poi quando si dimostra decisivo anche con pochi minuti nelle gambe. L’attaccante napoletano ci sta dimostrando come l’età anagrafica sia solo un fattore relativo, come abbiamo visto con la partita coi bergamaschi che lui ha dominato dal primo minuto: Di Natale non dev’essere solo il presente, ma anche il futuro.
Immaginare un’Udinese senza l’ex capocannoniere di Serie A è impensabile, quasi scellerato se pensiamo agli obbiettivi stagionali dei friulani. Giocando a questi livelli, Totò deve continuare e questa volontà la esprimono in primis i compagni di squadra. Queste le parole di Fernandes a riguardo: “Io credo che lui non voglia lasciare, può fare la differenza come abbiamo visto oggi e sa benissimo quanto è importante per noi“.
Il capitano non raccoglie simpatie solo nell’ambiente di Udine, ma anche la formazione atalantina e i suoi tifosi gli porgono tributo. Tra questi vi è il giovane Monachello, attaccante neroazzuro che ha segnato nella sfida di coppa ed è cresciuto con il mito di Totò: “Ero nelle giovanili dell’Inter. L’Udinese giocò a San Siro, io ero raccattapalle e gli passavo i palloni con le mani. Stasera leggere Di Natale-Monachello sul tabellone è stato emozionante“.
Sicuramente, il futuro del giocatore passa anche dall’allenatore Colantuono, che avrà il difficile compito di dosarlo e amministralo. Se il tecnico con l’Udinese sta mettendo in atto un buon lavoro, dovrà anche dimostrarsi capace di gestire con sapienza i punti di forza della sua squadra. L’allenatore ha così commentato l’ipotetico ritiro dell’attaccante: “Lasciamolo sereno, lasciamolo lavorare come sta facendo. Se ne è parlato in maniera sbagliata anche nelle scorse settimane. Se lui vuole smettere è perché, come ha detto, dopo tanti anni di carriera magari puoi essere giù di morale. A Verona ha fatto vincere la partita facendo un assist incredibile, stasera altrettanto. Lasciamolo vivere sereno“. Ha continuato: “Antonio si gestisce molto bene, fa un lavoro particolare perché è un calciatore di 38 anni, ma vale per tutti i calciatori che giocano da tanto tempo. Ma vi garantisco che non è difficile per niente: fa una vita sana, non sbaglia mai né a colazione, né a pranzo né a cena. Professionista esemplare“.
Allora non ci resta che aspettare gennaio per vedere cosa deciderà il capitano bianconero, nella speranza condivisa che un grande campione come lui non lasci il rettangolo di gioco prematuramente.