Scandalo doping, Alfio Giomi: “Gli atleti vogliono lasciare”

Dopo lo scandalo doping che ha investito l’atletica italiana e di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi, interviene Alfio Giomi, presidente della Fidal, a difendere i suoi atleti accusi dalla procura antidoping Nado Italia: “Oggi mi porto dietro il dramma e la rabbia di molti atleti che mi hanno detto: noi smettiamo, chiudiamo qui. Ma noi della Fidal siamo sereni, su questi atleti ci metto la faccia. Dicono che Fabrizio Donato abbia eluso i controlli, ma in 15 anni di carriera quando mai? Probabilmente a gennaio ci sarà il processo, noi continuiamo a programmare il nostro lavoro per le Olimpiadi di Rio con tutti questi atleti dentro, perché non ci sfiora nemmeno l’idea che possano essere condannati. Noi siamo in prima linea con la lotta al doping e lo siamo con i fatti. Abbiamo assoluta fiducia nel sistema ma in questo caso non siamo d’accordo. C’è stata negligenza e superficialità da parte di molti atleti, ma il doping è ben altra cosa. A 9 mesi dalle Olimpiadi siamo finiti sul banco degli imputati e abbiamo il dovere di rispondere. Siamo convinti che ci sia stato un errore, vogliamo aiutare a fare chiarezza ma restando dentro al sistema. Gli atleti ci chiedono di non lasciarli soli. Non è questa l’atletica italiana, questi comportamenti che pure sono frutto in qualche caso di negligenza e superficialità non c’entrano nulla con il doping.”
Dal lato del presidente della Fidal si schiera l’avvocato Guido Valori: “Non c’è nessuno scontro di sistema, abbiamo totale fiducia nella giustizia, riteniamo però che sia stato fatto un errore, noi crediamo nell’antidoping, questa è la federazione che dopo due violazioni delle norme sulla reperibilità, non tre come dice il codice Wada, toglie qualsiasi sussidio all’atleta. Ed è già successo. Dobbiamo chiarire sempre che parliamo di comportamenti burocratici e amministrativi, che sono ben altra cosa rispetto al doping. Non potendo contestare l’articolo 2.4 sulla mancata reperibilità, ci si è spostati sul 2,3, l’elusione del controllo. Ma come si fa a utilizzarlo se non c’è dolo. Non esiste nessun elemento indiziario”.
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Stefano Pellone