L’ennesima occasione persa ieri con l’Ufa per rintuzzare il distacco dal CSKA ha messo in luce un problema cronico che attanaglia lo Zenit in questa stagione. Oltre ai 13/14 titolari Villas Boas non può fare affidamento su altri calciatori di livello e questo, per una squadra che punta ad andare in fondo in tre competizioni, alla lunga si paga.
Il CSKA nelle ultime sei partite ha totalizzato cinque punti, lo Zenit otto, nonostante quattro incontri casalinghe. Le occasioni per rimontare ci sono ancora, vedi lo scontro diretto che si giocherà a San Pietroburgo, ma il mese di novembre potrebbe rappresentare il vero rimpianto di un campionato che poteva essere, in maniera abbastanza sorprendente, recuperato ancora prima della pausa invernale.
Il pareggio con l’Ufa, in una gara a specchio rispetto a quella giocata in Baschiria i primi di agosto, ha messo nuovamente in luce il principale punto debole di uno Zenit mai così solido in Europa e mai così sciupone in patria: la rosa corta. Complice il limite sugli stranieri, accentuato proprio a ridosso dell’inizio del torneo e che ha costretto Villas Boas a lasciar partire Rondon (e, giocoforza, ad agire con difficoltà in sede di mercato), i campioni di Russia si trovano troppo vincolati da squalifiche e infortuni. Non è tanto una questione di dipendenza da Hulk, ieri fuori per squalifica, ma di dipendenza da tutti gli undici titolari: ne manca uno, soprattutto a centrocampo, e i guai sono seri. Yusupov senza il limite non sarebbe mai un giocatore dello Zenit.
E per fortuna che Dzyuba è andato oltre le attese, nonostante le sue qualità fossero arcinote anche prima del suo arrivo. Il problema è che dietro di lui c’è il vuoto, altri centravanti non ce ne sono, e qui forse si pagano ancora i frettolosi addii di Kerzhakov e Arshavin: il secondo, visti i problemi fisici che sta patendo a Krasnodar, forse no, ma il fratello di Mikhail nelle rotazioni avrebbe fatto comodo. In difesa la situazione è discreta, con sei giocatori per 4 o 5 posti. Cinque perchè spesso il centrocampo è a corto di giocatori, specie quando manca il filtro rappresentato da Javi Garcia.
L’undici titolare dello Zeni tè forte, molto forte, assunto ampiamente confermato dagli strabilianti risultati europei. Il problema è che, in Russia per via del limite e in generale per via di tutti gli accadimenti che ci sono durante una stagione, lo Zenit fatichi a poter dare continuità alle sue prestazioni e questo unicamente per mancanza di risorse fresche a a partita in corso. Nella gara con l’Ufa questo fatto è stato ancora più lampante del solito, paragonandola a quella dell’andata: come quattro mesi fa Yurchenko ha parato tutto e la fortuna non è stata dalla parte degli uomini di Villas Boas, ma in Baschiria il portoghese potè inserire nella ripresa Danny, che decise l’incontro, ieri, invece con le squalifiche di Hulk e Javi Garcia la squadra era abbandonata a se stessa.
La scorsa primavera lo Zenit gettò alle ortiche l’Europa League sempre per lo stesso motivo: le squalifiche di Hulk, Smolnikov, Criscito e Danny costrinsero Villas Boas a una formazione totalmente improvvisata, che non sfigurò in casa del futuro campione Siviglia, ma che fu costretta a salutare il torneo. Quattro assenze contemporanee per cartellini sono un poco rare, ma una squadra che punta in alto deve essere in grado di far fronte ad ogni evenienza: allo Zenit al momento occorrono dei rincalzi per agevolare il compito dei titolari che, anche a causa delle lunghe trasferte, non possono essere sempre al 100% tutte le settimane. L’impressione, però, è che a gennaio difficilmente qualcuno arriverà….