Esclusiva MP – Claudia Fratini: diario di una runner in una Parigi ferita
La corsa è uno degli sport più essenziali che si possa praticare: bastano un paio di scarpe adatte. Uscire fuori e sentirsi liberi di andare in salita o in discesa, forte o piano, sul cemento o su sentieri isolati, cercando di immergersi nel paesaggio circostante e diventando parte di esso. Tornare a essere totalmente in contatto con la natura o con il mondo che ti circonda. Claudia Fratini è una runner pescarese di stanza a Parigi, costretta a condividere i suoi allenamenti con un ambiente che in questo periodo storico è dominato dalla psicosi del terrorismo. A lei abbiamo provato a rivolgere alcune domande sull’amore per il suo sport e la difficoltà nel doversi allenare e confrontare con un mondo che all’improvviso non trasmette più sicurezza.
Claudia cerchiamo di partire dal principio, cosa significa per te correre?
“Quando ho iniziato volevo semplicemente constatare se davvero si provava quella sensazione di benessere psico-fisico, se davvero la corsa ti fa evadere, se ti rende più forte e ti fa superare le tue insicurezze. Ed è così: correre mi fa sentire libera, mi rilasso mentalmente e mi focalizzo solo sul mio percorso, sulla mia volontà, sulla mia forza e sulla mia determinazione. Non penso a null’altro, sento esclusivamente il mio corpo e il mio respiro. È un mettermi alla prova e capire le mie capacità fisiche e i miei limiti; quando le gambe cominciano a cedere, allora corro con la testa e con il cuore”.
Come e quanto ti alleni?
“In media corro quattro volte a settimana, abbinando anche allenamenti in sala pesi, fit-boxe (2-3 volte a settimana), lezioni di total body, functional training, crossfit. Suddivido gli allenamenti alternando la corsa di resistenza, che in media dura un’ora e mezza senza pause e con variazioni di ritmo (le ripetute), con corsa serrata, per migliorare tempi e prestazioni”.
Il fenomeno del Crossfit sta spopolando anche qui in Italia ultimamente. Ha contagiato anche i runner?
“Il Crossfit è un metodo di allenamento che attinge dal meglio di diverse discipline, come la ginnastica, il sollevamento pesi, l’atletica, il nuoto e ti permette di realizzare programmi di allenamento che hanno come caratteristica comune l’intensità dello sforzo. Questa estate, mentre ero a Pescara, ho frequentato da luglio a settembre un gruppo chiamato “Movet”, agli ordini del coach Roberto Di Bartolomeo. Tra le varie sessioni di allenamenti a corpo libero, praticavamo anche il Crossfit. Sono allenamenti in cui sviluppi velocità, agilità, potenza e resistenza cardiovascolare, ma anche precisione, equilibrio e coordinazione. Tutte capacità atletiche che servono ad ogni podista che voglia migliorare le proprie prestazioni. Poi gli allenamenti di gruppo sono belli perché condividi la tua passione con altri atleti e così le tue soddisfazioni e il tuo sudore”.
Il 6 marzo 2016 a Parigi si svolgerà una delle mezze maratone (21 km) più conosciute in Europa con oltre 44 mila atleti al via. Ci sarai?
“Credo di essere pronta. Ho seguito un programma di allenamento in cui sono arrivata a coprire 22 km.
Fisicamente mi sento bene, ma manca ancora molto e avrò modo di migliorarmi. Al momento, ho una media di 4.40 minuti al km, ma credo che l’importante sarà esserci. Il tempo verrà in secondo piano. La soddisfazione principale sarà confrontarsi con un numero così elevato di runner. È una grandissima manifestazione, con tantissimi corridori, un onore per me poter partecipare”.
Quanto è importante per te allenarsi e correre in simbiosi con l’ambiente circostante?
“Quando corro, l’ambiente che mi circonda deve essere la mia cornice. Personalmente cerco spesso il silenzio o posti comunque poco frequentati, specialmente lungo la Senna o nei parchi. Cerco il più possibile di concentrarmi solo sulla respirazione e il ritmo. La musica a volte aiuta, ma il più delle volte ho voglia di sentire solo e soltanto il mio respiro. Il silenzio per me è fonte di ispirazione, mentre corro è come se mi scorresse la vita davanti”.
Cosa significa per te allenarsi a Parigi in questo periodo storico così difficile?
“Amo correre in una città come Parigi. Adoro allenarmi e sentire solo il mio respiro e i rumori della città o il silenzio dei parchi e i miei passi sul terreno. Dopo gli attentati del 13 novembre, ero completamente paralizzata dalla paura. Terrorizzata. Sono rimasta chiusa in casa per tre giorni. Poi ho deciso di affrontare le mie paure, che credo siano le stesse di un’intera città. Correndo, ho ritrovato la mia libertà, ho ripreso la mia quotidianità e l’amore per il mio sport mi ha aiutato tantissimo”.
Quando hai deciso di tornare ad allenarti che sensazioni hai provato e com’era lo stato d’animo della città?
“Quella del 16 novembre é stata senza alcun dubbio la corsa più emozionante mai fatta prima. Mi sono commossa di fronte ai posti colpiti, affrontare Place de la République e vedere tutte quelle persone in preghiera, tra fiori e lumini, lettere e messaggi di speranza. Leggevo nei volti dei parigini la disperazione, ma anche il coraggio di voler reagire. C’era un silenzio assordante. Correvo con le lacrime agli occhi e ho dato tutta me stessa. La sensazione è stata di pace interiore, di felicità per assurdo e mi sono scrollata di dosso quell’ansia attanagliante che mi ha soffocato e che mi ha reso immobile per giorni. È stato qualcosa di unico, davvero difficile provare a spiegarlo a parole”.
Sono passate ormai più di due settimane da quei tragici eventi, come sta reagendo Parigi?
“È stato un forte shock, hanno colpito simbolicamente il quotidiano e seminato terrore, la città era paralizzata, c’era tensione. Regnava un inquieto silenzio tra noi, ma la paura si combatte reagendo, continuando a vivere con coscienza e positività, recuperando le proprie abitudini. Parigi pian piano sta riprendendo il suo ritmo, le terrazze sono tornate a riempirsi e le metro brulicano di passanti e turisti come è sempre stato. D’altronde il motto storico di questa città è “Fluctuat nec mergitur”: Parigi è battuta dalle correnti ma non affonda. Attualissimo”.
In chiusura quali consigli o suggerimenti ti senti di dare a chi vuole diventare un maratoneta o semplicemente avvicinarsi alla corsa?
“Andare sempre per gradi, senza strafare. Fissarsi di volta in volta un obbiettivo minimo e raggiungerlo. Anche le mie prestazioni iniziali erano ovviamente scadenti, ma non devi mollare e soprattutto devi trovare benessere in quello che stai facendo. Correre ti assicuro è l’unico momento in cui sono davvero sola con me stessa. L’emozione è impagabile. Lo sforzo fisico ti mette di buon umore, la fatica ti rende forte, è gratificante, ti aiuta a scaricare lo stress e a scrollarti di dosso problemi e pensieri. Mi rende estremamente felice, quindi provare per credere”.