Quattro squadre in un fazzoletto; la classifica della Serie A recita: Inter 30 punti, Napoli e Fiorentina 28, Roma 27. Quattro compagini che stanno rendendo, dopo tanti anni, avvincente la corsa allo Scudetto grazie alle loro doti, ma anche a causa dei propri limiti. La prima che riuscirà a colmare le proprie mancanze, potrà portare a casa il tanto sospirato trionfo.
Partiamo dai nerazzurri: la squadra di Mancini sembra capace di fare risultato (quasi) sempre, nonostante le evidenti lacune nel gioco offensivo, poggiando su una fase difensiva granitica e sull’opportunismo dei propri interpreti d’attacco. Tanta appare la solidità nel reparto arretrato, quanto evidente sembra l’incapacità di realizzare fluide trame nella manovra dalla cintola in su. La vittoria sul Frosinone, con tanto di 4-2-3-1, saprà rappresentare una virtuosa inversione di tendenza?
I partenopei, dal canto loro, sono la formazione che in questo momento ci convince di più, poiché il vero limite palesato sino a ora è rappresentato dalla partenza con l’handicap, fisiologico a causa del cambio della guida tecnica. I ragazzi di Sarri hanno via via trovato l’amalgama, la compattezza difensiva (vero tallone d’Achille all’avvio della stagione), il giusto modulo (il 4-3-3, che sembra calzare a pennello, a differenza del 4-3-1-2 provato all’inizio) e la tremenda efficacia degli attaccanti (con Higuaín a fare la parte del leone).
La Fiorentina sembra ancora acerba e, se da un lato ha conservato, se non migliorato, la manovra offensiva della gestione Montella, dall’altro ha mantenuto, seppur apparentemente attenuandoli, i limiti difensivi evidenziati sotto la guida dell’ex attaccante della Nazionale; Paulo Sousa ha conferito equilibrio, anche psicologico, alla squadra, ma la rosa non appare all’altezza delle altre contendenti. Se la società saprà operare efficacemente sul mercato di gennaio, la Viola potrebbe restare in corsa sino all’ultimo.
Infine la Roma, a nostro avviso la squadra con la rosa più completa tra quelle in lotta per il primo posto, ma che pecca di mentalità vincente. La piazza è storicamente instabile e García ha già dimostrato in altre occasioni che, più che saper condurre l’ambiente verso quell’equilibrio che darebbe una marcia in più alla squadra, è egli stesso in balìa degli erratici umori romani. L’attacco e la fase offensiva sono stati in linea con gli obiettivi, mentre il reparto arretrato ha manifestato preoccupanti lacune, ma ciò che maggiormente allarma, come detto, è l’apparente incapacità di trovare un equilibrio a livello mentale.
Tra le quattro contendenti, noi optiamo, come detto, per il Napoli, ma le squadre di testa devono fare in fretta a “eleggere” la propria regina, perché rimpallarsi vicendevolmente la vetta significherebbe far rientrare in corsa i campioni uscenti (?) della Juventus che, con tutti i propri limiti, rappresenterebbero un cliente scomodo, soprattutto se rinfrancati da una rincorsa condotta a buon fine.
Le ultime parole ci sentiamo di spenderle per Domenico Berardi, vittima dell’ennesima intemperanza caratteriale. Un calciatore come lui, con un talento cristallino e con numeri da campione, soprattutto se si fa riferimento al fatto che è solo alla terza stagione in Serie A, è ancora in tempo per scegliere la propria strada: idolo di pochi, o campione trasversale?
Le capacità tecniche sono indiscutibili, ma nella storia, anche recente, del nostro campionato, ci sono calciatori amati dalle piazze nelle quali mettono in mostra il proprio talento o, comunque, quasi esclusivamente per le loro doti tecniche (Totti ne è l’esempio più lampante), e altri capaci di unire i tifosi di tutta la penisola, al di là della maglia che hanno indossato (Zanetti, Maldini, Roberto Baggio, solo per fare tre riferimenti).
Domenico Berardi è ancora giovane e può ancora cambiare strada per diventare un calciatore amato da tutti, e non solo per le proprie doti calcistiche; certo è che, se continua lungo il sentiero intrapreso fino a ora, il suo destino sembra segnato da un perimetro rappresentato dalle maglie che di volta in volta indosserà.