Incontri tra omonimi, magari pure parenti, non sono una rarità nel mondo del tennis, tutt’altro, basti pensare alle sorelle Williams o al clamoroso caso dei due Joao Souza, uno portoghese e l’altro brasiliano, ma la sfida di ieri sul campo 1 del centro San Filippo ha destato curiosità e interesse per una serie di ragioni correlate. A sfidarsi c’erano i fratelli Ymer, Elias, più esperto e abituato al circuito challenger nonostante sia solo 19enne, e Mikael, classe 1998, in una gara valida per il secondo turno di qualificazione. Per un movimento glorioso come quello svedese, senza giocatori di livello decente dai tempi di Robin Soderling, il tentativo di rinascere passa da queste due speranze di origini etiopi, due under 20 dai lineamenti somatici praticamente identici e dal tipo di gioco simile: in molti, sugli spalti, faticavano a capire chi fosse uno e chi l’altro, anche perchè il tabellone luminoso non aiutava, omettendo per entrambi l’iniziale del nome proprio. Per complicare ancora di più il tutto ci hanno pensato i protagonisti, che condividono lo stesso sponsor e hanno deciso di vestirsi entrambi con la stessa divisa rossa.
Per due che si conoscono così bene come loro, il primo scontro diretto a livello atp non è stato facile da assorbire: ogni tanto qualche sorrisetto beffardo è scappato, come quando Elias ha scoccato un ace di seconda rompendo le corde della propria racchetta, ma il finale è stato tutto fuorchè ilare e scherzoso. Mikael infatti non è mai entrato realmente in partita a causa di un dolore all’anca e, nonostante un primo set vinto grazie a un passaggio a vuoto del fratello, ha dovuto dare forfait nel corso del secondo parziale. “Non aveva senso continuare” ha spiegato, “Ora penso alla prossima stagione, giocherò ancora nei futures, evitando le qualificazioni dei challenger fino a che non avrò migliorato la mia classifica e il mio gioco.” Saluta Brescia anche Elias (EDIT, è stato ripescato come lucky loser al posto di Eremin, affronterà domani Caruso), iscrittosi in ritardo per via di un problema alla spalla patito a Rennes e costretto a giocare le qualificazioni nonostante il suo ranking, sconfitto nel successivo turno dall’esperto Marco Chiudinelli, in uno scontro generazionale; tra i due infatti ci sono ben 15 anni d’età e alla lunga l’esuberanza del giovane svedese ha dovuto soccombere alla maggior abitudine dell’elvetico a giocare su superfici così veloci, sempre meno diffuse nel circuito.