Tennis, ATP Masters 1000 Parigi-Bercy: canniba(No)le, Murray si arrende ancora
Dopo la mattanza di Shanghai, oggi c’erano le premesse per vedere un incontro più equilibrato; Nole era apparso in difficoltà ieri contro Wawrinka, e Murray si era dimostrato in buona forma nel corso del torneo. Ma guai a fare premesse che riguardino il Djokovic del 2015 senza tenere conto della sua schiacciante superiorità. Il serbo ha sconfitto l’ennesimo avversario e polverizzato l’ennesimo record della sua carriera: la sconfitta in due set (6-2, 6-4) inflitta al britannico vale il sesto Masters 1000 della sua stagione, con il quale supera il suo precedente record di 5 stabilito nel 2011 (in coabitazione con i 5 di Nadal 2013). Si tratta della quarta affermazione qui a Bercy, come nessun altro nella storia del torneo parigino.
Come nell’ultima sfida Murray parte bene: tiene il primo turno di servizio e va a rispondere. Djokovic pareggia agevolmente i conti e opera immediatamente il break con un parziale di otto punti a zero. Lo scozzese ha fretta di inchiodare il suo avversario e perde le misure del campo, spinto dalla necessità di avere la meglio sulla sua strenua difesa. Il n.1 sciorina le sue solite geometrie, gioca al gatto col topo, lo induce all’errore senza alcuna pietà. E si porta avanti di due break, con irrisoria facilità: sul 5-2 il set sembra chiuso e a Murray resta la magra soddisfazione di aver colto Nole in castagna con due dropshot vincenti. Nessun sussulto nell’ultimo game: lo scozzese chiude con appena cinque punti vinti sul servizio avversario e Djokovic va avanti di un set.
Al rientro in campo non si attenua la pressione di un’insaziabile Novak, che non ha neanche bisogno di andare alla ricerca del colpo vincente per tenere il controllo degli scambi. Sul 2-1 e servizio a suo favore arriva un sussulto di Murray, che recupera il break e profonde il suo sforzo massimo. Il tennista di Belgrado resiste alla mareggiata fino al 3-3, quando applica l’inderogabile regola del settimo game: con due risposte aggressive rompe il servizio dello scozzese, che nel game successivo gli da una mano sbagliando uno smash clamoroso. Murray si conferma perlomeno più tenace del primo parziale e accorcia fino al 5-4; ora però Djokovic può servire per il torneo, e lo fa con la consueta autorità chiudendo 6-4.
Djokovic vince così il decimo trofeo stagionale, superando di fatto i numeri del suo – apparentemente – irripetibile 2011: già adesso il suo 2015 è candidato a essere ricordato come una delle migliori stagioni di sempre, ma se dovesse aggiudicarsi anche le prossime Finals di Londra le argomentazioni in suo favore diventerebbero quasi inoppugnabili. La domanda è la stessa, da mesi a questa parte: qualcuno riuscirà a fermarlo?