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Hellas Verona, breve storia di Rafael: il capitano senza fascia

Dopo la straordinaria partita di Carpi, Rafael (portiere dell’Hellas Verona da nove stagioni) ha posto un altro tassello per completare quel mosaico gialloblù, che gli permetterebbe di diventare il giocatore con più presenze nella storia della società veronese. All’estremo difensore brasiliano mancano infatti 26 presenze per raggiungere Luigi Bernardi (337 apparizioni), storico difensore scaligero del primo dopoguerra, ma nonostante il suo grande attaccamento alla maglia, è stato tante volte, forse troppe, individuato come capro espiatorio nei vari malcontenti della tifoseria.

Rafael arriva in Italia nel 2007; gli emissari del Verona lo avevano seguito durante la sua ottima stagione al São Bento (terza divisione brasiliana), squadra in cui si era accasato, dopo essersi perso nei meandri europei alla ricerca di una società che potesse dargli fiducia. L’ex Santos accetta di trasferirsi in gialloblù, trovando così spazio in Italia, nonostante si tratti solo della Lega Pro.

La prima stagione è un continuum di alti e bassi: parate da fuoriclasse alternate a clamorose indecisioni in uscita; su questo aspetto il portiere brasiliano ha fatto enormi passi avanti sotto la guida del preparatore Ermes Morini, uno dei più stretti collaboratori di Mandorlini. La stagione 2007/08 rimane comunque molto negativa per la squadra gialloblù, con la salvezza conquistata negli ultimi minuti dei play-out a Busto Arsizio; proprio in quella occasione, il portiere brasiliano va per la prima volta vicinissimo al gol in maglia gialloblù (certo, cosa non da tutti i giorni), facendo gelare il sangue nelle vene al collega avversario Anania, con un rinvio da una porta all’altra.

Nella grande rivoluzione dell’estate 2008, Rafael salda il debito e viene ammesso alla stagione successiva, nonostante le molte critiche della tifoseria che ne rimprovera le lacune. Il Verona questa volta va vicinissimo ai play-off, classificandosi settimo (2008/09); l’anno seguente, i gialloblù rovinano nelle ultime giornate una stagione perfetta, per poi perdere in finale play-off a Pescara la Serie B (2009/10). La maturazione di Rafael è comunque sotto gli occhi di tutti, i punti deboli vengono migliorati e si inizia a vociferare di lui nei piani alti (Serie B); probabilmente anche la celebre “Pazzia di Rafael” del 21 settembre 2009, scorribanda offensiva all’ultimo minuto di Hellas Verona-Ternana (e secondo tentatativo di segnare dopo quello di Busto Arsizio), aiuta il brasiliano a farsi conoscere.

Il cambio di presidente porta una ventata di rivoluzione, otto giocatori riconfermati su ventisei: inizia l’era Mandorlini. Il portiere decide di restare, nonostante le tante offerte dalla B, e diventa ben presto insostituibile per l’allenatore ravennate. Le sue prestazioni  si fanno sempre più convincenti, ed è anche per merito suo che i gialloblù arrivano a conquistarsi la Serie B, nel play-off con la Salernitana. Due stagioni dopo, l’Hellas Verona raggiungerà la promozione in Serie A.

I due anni in serie cadetta sono forse i migliori per il numero 1 gialloblù; dopo l’ottima prima stagione, si riconferma nella seconda; ormai gli esperti del mestiere, quello del portiere, puntano forte su di lui. Anche le cavalcate dell’Hellas Verona in Coppa Italia aiutano l’ormai trentenne brasiliano a farsi notare da chi non segue la Serie B (due ottavi di finale consecutivi). Costante della carriera di Rafael: ottime prestazioni e valore di mercato non altissimo, ebbene sì, fioccano ancora una volta le offerte dai piani alti (questa volta la Serie A).

Nessun trasferimento, il brasiliano dimostra di avere ancora ragione e, nella stagione 2013/14, arriva a giocarsi la Serie A con il suo Hellas Verona, la stessa squadra che lo ha rilanciato in Europa, seppur con un posto in Lega Pro, la stessa società che ha creduto sempre in lui e la stessa maglia con cui ha condiviso più di trecento battaglie in tutte le parti d’Italia. Il primo anno parte bene, fra l’entusiasmo generale il Verona si classifica decimo, ma lotta fino all’ultima giornata per un posto in Europa League, il che fa auspicare il meglio per la stagione seguente.

In realtà, l’annata 2014/15 non è delle migliori; la squadra non si trova mai in posizioni veramente pericolose, ma la delusione per non essere riusciti a ripetere i successi dell’anno precedente è tanta. Rafael incappa inoltre in qualche errore, uno di quelli che lo aveva perseguitato nei primi anni. Per un breve periodo perde anche il posto, a favore di uno fra Gollini e Benussi, ma è difficile che Mandorlini abbia mai davvero pensato di privarsi dell’unico calciatore (insieme ad Hallfreðsson) con cui ha condiviso tutta la sua esperienza in gialloblù: Rafael si riprende il suo posto, ma le voci di mercato si fanno più insistenti nell’estate 2015.

Le cosiddette sirene inglesi si accendono verso la fine dello scorso mercato: i tifosi sono divisi, chi a favore di Gollini, chi a favore di Rafael. Alla fine la dirigenza rifiuta quel milione di sterline, quasi un affronto al valore del legame che lega il brasiliano ai colori gialloblù. All’inizio sembra quasi che il portiere dell’Hellas sia tornato quello dei tempi della Lega Pro: tanta discontinuità, ma anche tanti colpi da fenomeno. Le critiche non mancano, a dire la verità non sono mai mancate, ma probabilmente importano poco al numero 1 gialloblù, che ha più volte dimostrato il suo effettivo valore: la partita di Carpi è solo l’ultima delle prestazioni maiuscole di un giocatore, qual è Rafael, che rischia di passare da Verona senza aver mai avuto la carica di capitano, nonostante si appresti a diventare l’uomo più rappresentativo di una società centenaria.

La sua importanza, anche in ambito spogliatoio, è ormai assodata: il braccio destro di Mandorlini ha caricato in settimana i suoi compagni in vista della gara contro il Bologna, rilasciando un’intervista a Radio Bella & Monella e riportata dal Corriere dello Sportin cui delinea ottimamente l’attuale situazione gialloblù: Cercare colpevoli in questo momento è sbagliato” dice in difesa del proprio tecnico, ma è anche consapevole di quanto siano importanti i tifosi in un momento così difficile; c’è chi potrebbe interpretare le sue come parole di circostanza, ma forse in un momento simile sarebbe il caso di affidarsi a chi, con il Verona, le ha vissute davvero di tutti i colori.