Il campionato 2015/16 è ancora una Serie A per vecchi. I dati pubblicati dal CIES dimostrano come il campionato italiano sia ancora il più maturo tra i cinque tornei più importanti d’Europa, con un’età media delle rose che tocca quota 27,5 anni.
Tra le rose più vecchie troviamo quelle veronesi di Chievo e Hellas, seguite dal Torino e dalla Juventus, mentre al contrario spiccano l’Empoli che ha l’età-media più bassa della Serie A con 25,46 anni davanti a Bologna e Carpi, senza dimenticare Frosinone e Palermo. Ma il dato rilevante va analizzato osservando l’età media delle formazioni iniziali piuttosto che dei tesserati. Qui scopriamo che nonostante tutto tra le società ce ne sono alcune che marciano controtendenza, mandando in campo spavaldamente dei sfrontati ragazzini, un pò per filosofia dei mister e un pò per esigenze economiche.
Nella partita vinta a Palermo, l’Empoli di mister Giampaolo, da sempre propenso ai giovani, si è presentato con un undici iniziale con età media di 24,3 anni, schierando un centrocampo con Maiello (24), Paredes (21), Zielinski (21) e Saponara (23). Potrebbe sembrare un azzardo affidare il proprio centrocampo a questi giovanissimi, ma mister Giampaolo da poco tornato ad allenare nella massima serie, non ha paura dei detrattori e continua a professare il suo credo. Assente nell’occasione in mediana, un’altra stellina emergente dei toscani, Assane Dioussé, diciottenne senegalese ormai titolare fisso nella formazione.
Non mancano comunque i giovani che causa infortuni dei titolari stanno trovando spazio in campo, facendosi trovare pronti. Altro piacevole esempio in merito è la Sampdoria di Zenga. Dopo l’infortunio di Cassani, l’Uomo Ragno ha investito sul giovane diciasettenne Pedro Pereira portoghese preso in estate per 190 mila euro dal Benfica senza pentirsene. Molto utilizzati dal mister nella sua Samp anche Correa (21) e Ivan (20).
Nota di merito anche per il Bologna, che prima con Rossi e ora con Donadoni, annovera spesso tra i titolari Ferrari (21), Masina (21), Pulgar (21), Donsah (19) e Diawara (18). Certo la classifica non sorride ai rossoblu, ma investire sui giovani comporta pazienza e in Italia forse un pò di follia.
Come si può notare le big latitano in questa statistica, anche se va segnalata la scommessa Gianluigi Donnarumma(16) chiamato da Mihajlovic a occupare la porta del Milan tra lo stupore generale. Non è una novità in Italia che i giovani giochino per la salvezza mentre i più esperti competano per altri obiettivi. Questione di budget principalmente, chi non ha potere economico i talenti deve costruirseli in casa, non stupisca però che molti dei nomi citati nell’articolo il prossimo anno giochino in Serie B oppure si affannino tra panchina e tribuna in qualche squadra di media/alta fascia. Ne sono chiari esempi Josè Mauri, Rugani, Gnoukouri, Scuffet, Murru ecc.
In conclusione possiamo dire che le nostre big sono ancora lontane dalla mentalità di altri top club europei, inoltre probabilmente va segnalata una grossa differenza qualitativa tra i campionati primavera e la Serie A e B. Su questo dovrà lavorare la Figc, altrimenti non si spiegherebbe la mancata consacrazione di tanti presunti gioiellini dei settori giovanili. Ma purtroppo le riforme in Italia, come i giovani, trovano poco spazio.