Quanta sofferenza in casa Roma. Da matti la serata dell’Olimpico, con i giallorossi avanti, due volte, poi rimontati, e solo grazie al rigore del cecchino, Pjanić , restano in corsa per proseguire l’avventura in questa Champions League. Quanta sofferenza, ieri sera, in quella che è stata una sfida da dentro o fuori per i capitolini, giocata abbastanza bene nella prima parte, decisamente male nella seconda, con l’implosione clamorosa in quei sei minuti tragicomici e le consuete difficoltà che hanno fatto ripiombare incubi e fantasmi nella testa dei tifosi.
Roma, è tempo di cambiare marcia, ritmo, testa. Già, è tempo di cambiare mentalità, con Garcia che deve farsi un bagno enorme di umiltà e rendersi conto che non può continuare a gestire in questo modo una squadra che ha un valore enorme. La qualità c’è: è la testa – ribadiamolo – che purtroppo manca a questo gruppo. Perché per quanto si possa rendere elogi al Bayer, avversario ostico, mattatore della Lazio ai preliminari, la squadra di Garcia, sulla carta, è più forte. E’ addirittura una delle più forti. Ma pericolosamente anche una tra le più labili.
Allora, Roma, guardati attorno. Guarda a quanto successo in giro per l’Europa, e soffermati sulla notte della Ghelamco Arena. Belgio, Fiandre orientali: a Gent, i fantastici ragazzi di Hein Vanhaezebrouck hanno conquistato il primo successo della loro storia in Champions League. Cercato, voluto, trovato. Dopo il campionato vinto lo scorso anno, e dopo aver fatto un mercato praticamente nullo, considerando che nonostante un paio di acquisti giunti a rimpolpare la rosa, l’allenatore continua a fidarsi dello zoccolo duro, ovvero quei ragazzi che l’anno scorso hanno trascinato la squadra verso il primo titolo della loro storia.
Uno a zero al Valencia, con gol del capitano, Sven Kums: centrocampista dotato di grandissima tecnica ed eccellente visione di gioco, condottiero di un gruppo giovane e motivatissimo. Alla Ghelamco Arena (impianto nuovissimo, inaugurato nel 2013, e splendido) la festa è stata completa: servivano i tre punti per restare a galla, e i tre punti sono arrivati. Contro il Valencia, già: formazione nettamente più forte.
Tutto il contrario, dunque. Esattamente il contrario di ciò che è accaduto nella nostra capitale. Con una Roma forte ma poco reattiva, con uno stadio pieno, caldo, ma costretto a vivere momenti di apprensione. Certo, la vita tranquilla di Gent non crea pressioni e consente di preparare le partite in maniera molto più disinvolta, ma fidatevi: neanche questo è il punto. Roma deve imparare a essere grande. Roma deve imparare a sentirsi grande, a considerarsi tale. A Gent, per una notte, un gruppo di ragazzi si starà scolando litri di birra per festeggiare. A Roma, invece, un allenatore starà tirando l’ennesimo sospiro di sollievo per una partita rovinata sul più bello, e riacciuffata soltanto per un pelo.