Nei giorni successivi alla fine dell’Allsvenskan, la stampa sportiva svedese ha dato forse più attenzione ai secondi, che non ai primi arrivati. Erano davvero in tanti (noi compresi) a pensare che il Göteborg avrebbe prevalso. Si puntava sulla necessità del Malmö di fare almeno un punto, sulla oggettiva forza degli Himmelsblått che, sulla carta, non erano inferiori al Norrköping.
Si era certi che la differenza di motivazioni, e soprattutto di livello tecnico, messa in campo dai Blåvitt, avrebbero avuto ragione del Kalmar. Sappiamo tutti, ormai, com’è andata. E ora, le attenzioni della stampa sono tutte per i Kamraterna, che avevano la missione, praticamente obbligata, di vincere. E che, invece, sono stati battuti da un’ottima squadra, per quello che si è visto in campo, ma che, sicuramente, non partiva con i favori del pronostico. E adesso?
Vi abbiamo riferito, riguardo alle prime reazioni a caldo dei protagonisti. E oggi, a qualche ora, e qualche notte dopo, non è che le cose siano cambiate di molto: la situazione, in casa biancoblù, resta fluida. Qualcuno è ritornato sul “maledetto” pareggio casalingo con l’Halmstad, che ha determinato il definitivo sorpasso da parte degli Snoka. È vero: quel giorno, il tecnico dello Småland, nella prima frazione di gioco, azzardò un paio di spostamenti non del tutto comprensibili, pagati cari. Ma non si può certo dire, come magari faremmo in Italia, che la responsabilità sia tutta dell’allenatore: non è detto, infatti, come scriveva giorni fa Robert Laul, che i Kamraterna si sarebbero trovati in quella posizione, con una guida diversa.
Ora, il futuro. La dirigenza, per ora, aspetta. Intanto, si è preso atto che il risultato di sabato è stato ininfluente, vista la vittoria contemporanea del Norrköping a Malmö. I giocatori, in campo, sapevano cosa stava accadendo, 270 km circa più a sud. E chi ha giocato a calcio, sa benissimo che certe notizie tagliano le gambe. Dieci minuti sono passati dall’espulsione di Rosenberg in Scania al primo gol del Kalmar al Gamla Ullevi. La rete di Kujović alla Swedbank Arena, alla mezz’ora, ha poi di fatto chiuso il discorso, stroncando definitivamente le ambizioni ai giocatori Blåvitt. Premesso questo, la base per ripartire c’è. Alvbåge e Jonsson sono entrambi in scadenza: il primo ha rinnovato oggi per tre anni, il secondo potrebbe farlo in un immediato futuro.
Certo, Mats Gren, Direttore sportivo, non ha nascosto ambizioni e interessi di compagini estere (i soliti inglesi?) sui gioielli della sua squadra: l’Allsvenskan, pure in crescita, non è certo il punto di arrivo per giocatori giovani e ambiziosi. “Ci sono molti elementi che hanno fatto una buona stagione” ha detto il dirigente della squadra biancoblù. “Gustav Engvall è giovane, e con un grande potenziale. Haitam Aleesami, Mattias Bjärsmyr, Emil Salomonsson, Gustav Svensson e Søren Rieks sono interessanti, e forse potrebbero aspirare a giocare in campionati più importanti.”
Søren Rieks, in particolare, non fa nulla per nascondersi, anche se, prudentemente, rimanda tutto a dopo un’ipotetica vittoria con la sua squadra attuale: “Ho l’ambizione di mettermi alla prova in un campionato più grande. Ma quando se ne parlerà, non lo so. Mi piace molto stare a Göteborg, e vorrei rimanere. Ci sentiamo sulla strada giusta, e potremo avere buone possibilità di vincere il prossimo anno.” Parole, più che mai, di circostanza, a uso dei tifosi.
E il rude Lennartsson? Mai come ora, impossibile scucirgli nulla. Neppure a dirlo, oggi in molti lo vedrebbero sulla panchina della nazionale svedese, al posto di Erik Hamréns (che, in caso di vittoria nello spareggio con la Danimarca, guiderà i Blågult in Francia l’estate prossima). Ma, del resto, sono gli stessi che vorrebbero vederci Andreas Alm.
Laconici, come sempre, i commenti dell’uomo di Växjö: alla domanda se allenerà, o meno, la nazionale svedese maschile, in un futuro prossimo, ha risposto con un eloquente “Det har jag inte” (“Non ne so niente”), mentre ha confermato che allenerà i Blåvitt nella prossima stagione (“Det tror jag säkert”), salvo incenerire, subito dopo, il suo interlocutore che insisteva: “Vad som helst kan hända i den här branschen, men det finns ingenting som talar för något annat just nu.” (“Tutto può succedere in questo lavoro, ma non c’è nulla ora che possa fare pensare a qualche cosa di diverso”). Sembra, comunque, che il collega svedese sia sopravvissuto.