L’umiltà precede la gloria

Prima della rovina il cuor dell’uomo s’innalza, ma l’umiltà precede la gloria.
Recita un vecchio detto popolare. E quali parole migliori per descrivere il momento del Milan e del suo giocatore simbolo, Giacomo Bonaventura? Il centrocampista ex Atalanta si sta imponendo, insieme a quell’attaccante famelico che risponde al nome di Carlos Bacca, come uomo-copertina del Milan di Mihajlović, che vince all’Olimpico la sua terza partita consecutiva e si ripropone ai piani alti della classifica.

Non è un fenomeno, non lo è mai stato, ma Bonaventura ha sempre fatto del lavoro, dell’umiltà e della disponibilità la sua forza. Ha colpi da numero 10 (vedere l’assist per Bacca per il momentaneo 0-3 di ieri sera), ha l’intelligenza tattica dei centrocampisti di manovra, ha la corsa da terzino. Non eccelle in niente, probabilmente, ma il suo essere superiore alla media lo deve proprio al saper fare bene tutto. Arrivato all’ultimo giorno di mercato nel pieno del caos della gestione Inzaghi, ora con l’allenatore serbo si sta mettendo sulle spalle tutto il peso della rincorsa dei rossoneri ai posti “europei” della classifica.

Non sarà mai al centro dell’attenzione come Messi o sotto i riflettori come Cristiano Ronaldo, idolatrato come Ibrahimović e nemmeno odiato (sportivamente parlando) come Materazzi dalle tifoserie avversarie, ma il suo essere normale — uomo medio in mezzo a tante acclamate e presunte stelle — è ciò che lo rende così decisivo. In un Milan che aveva bisogno di mettersi alle spalle inutili protagonismi e futili egoismi, Bonaventura è l’esempio perfetto di ciò di cui ha bisogno ora Mihajlović per risalire la china dopo un inizio difficile: lavoro, dedizione, umiltà, ma anche colpi, giocate e freddezza nei momenti decisivi. Qualità che la squadra ieri sembra aver trovato tutte di colpo, guidata dal suo numero 28 che è riuscito, con una manovra da perfetto burattinaio, a tenere i suoi compagni sempre compatti, sempre ordinati, sempre pronti a difendersi uniti per poi ripartire in maniera letale.

Questo Milan non sarà garanzia di spettacolo e di gioco spumeggiante, ma sembra aver appreso e trovato le linee guida per uscire dalla crisi aggrappandosi all’uomo che più le rappresenta. Ora i rossoneri dovranno essere bravi a non montarsi la testa, perché — come recita il vecchio detto — è prima della rovina che il cuor dell’uomo s’innalza e in questa Serie A a cadere ci vuole veramente un attimo.

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Francesco Mariani