Non è mancata la grinta, alla quale forse è subentrato troppo presto l’appagamento per un finale di carriera inaspettato, quasi principesco: Flavia Pennetta lascia il campo – e il tennis – con la giusta dose di rammarico, e con l’eleganza che l’ha spesso contraddistinta. Sfila via dalle telecamere, la comprensibile delusione al seguito, dopo aver reso onore a un’avversaria più forte, probabilmente la più forte in assenza di quella cannibale a cui proprio un’altra italiana è risultata indigesta.
Dopo l’inaspettata vittoria di Agnieszka Radwanska su Simona Halep le possibilità di qualificazione per Flavia s’erano addirittura ampliate: sarebbe bastato vincere un solo set per estromettere dal torneo la polacca . E nei giorni in cui la querelle Rossi-Marquez ha riportato in auge l’argomento della sportività, gli addetti ai lavori avevano puntato i riflettori – quasi ne avesse ulteriore bisogno – su Maria Sharapova, ormai quasi qualificata, a cui spettava il compito di giocare la sua onesta partita e garantire la regolarità delle WTA Finals. L’ha fatto, con estrema correttezza: Radwanska ringrazia e vola in semifinale.
Eppure l’inizio di partita sorride all’italiana. Flavia doveva partire forte e non si lascia pregare, vola 3-1, chance di 4-1, si assesta poi sul 4-2. In risposta è una furia, registrata a servizio, addirittura punitiva con il lungolinea di rovescio. Qualche addetto WTA avrà probabilmente iniziato a covare sospetti, e allora Sharapova riprende in mano il bandolo della matassa. Fino al 5-5 è una partita bellissima, lottata, con la russa che sballotta la brindisina di qui e di là, senza riuscire a farla cedere. Il servizio però vacilla da un paio di game, e sul 6-5 Sharapova i rischi si fanno concreti: Pennetta non molla, ma Maria è glaciale e fa 7-5. Al cambio campo non sembra finita, stando allo sguardo di Flavia.
Purtroppo però la partita dura fino all’1-1: se sul finire del primo set la russa era stata determinata e cinica, nel secondo diventa addirittura prepotente e quantomai lontana dal fare regali a Flavia. Il cui sogno si spegne rapidamente, così come fulminea è stata la sua ascesa al trono di Flushing Meadows in questo suo storico finale di carriera. Onorando la sua consueta tenacia la brindisina continua a lottare sino all’ultimo punto, ma senza riuscire a dissimulare la stanchezza mentale che pare averla condotta alla decisione del ritiro. Il 6-1 è una punizione severa, per essere con ogni probabilità il suo ultimo set giocato in carriera.
Ora si rincorreranno le voci, i tentativi di farla ritornare sui suoi passi, magari ricordandole la prospettiva di poter affrontare una stagione da top 10 e di arrivare fino alle Olimpiadi di Rio, dove già in molti la vedevano portabandiera. Flavia però è sempre stata poco avvezza al chiacchiericcio, parlando mai a sproposito, ha sofferto in silenzio quando ha dovuto e portato in alto i colori azzurri quando ha potuto. La sua decisione sembra irrevocabile, quasi impossibile farle cambiare idea. Quasi impossibile, come vincere uno Slam.