NBA 2015/2016: l’analisi degli italiani
La stagione NBA è ormai alle porte. Lo spettacolo del basket a stelle e strisce sta per cominciare. Una lunghissima stagione tra schiacciate, tiri da tre, record, assist, giocate spettacolari ma anche sconfitte, lacrime, infortuni e per finire i tanto attesi Playoffs. Analizziamo per chiudere la nostra anteprime le prospettive e i sogni dei tre italiani rimasti nella lega più famosa del Mondo.
C’erano una volta i tre italiani in NBA: Bargnani, Belinelli, Gallinari. Tutti e tre giunsero, con tempi e meriti diversi tra loro, al massimo della considerazione. Ognuno su un diverso pinnacolo NBA; purtroppo la stagione che si apre in questi giorni potrebbe vederli tutti e tre cadere nella mediocrità NBA, piscina abbastanza grande da trattenere la maggioranza del talento nella lega cestistica più amata del Mondo. Vediamo come possono evitarlo e perché caso per caso.
Andrea Bargnani
Brooklyn Nets
Stipendio: 2 anni al minimo salariale (secondo anno in opzione giocatore, firmato in estate)
Prospettive di gioco: 20 minuti a partita
Il punto più alto nella carriera del giocatore romano si è vissuto durante la sua nascita a stelle e striscie, quando i Toronto Raptors lo chiamarono con la numero 1 assoluta (2006). Per lui forse il miglior momento è stato nel 2010, quando la franchigia canadese riversò nelle sue casse 50 milioni di dollari in uno dei rinnovi più controversi della storia della squadra dell’Ontario.
Infatti, nonostante l’affetto che si prova per un italiano che ha raggiunto la prima scelta assoluta in NBA e che meritava paragoni niente meno che con Dirk Nowitzki, bisogna ammettere che la carriera sul parquet di Andrea è stata quantomeno altalenante. Grossi problemi a rimbalzo prima, scarso ambientamento a livello NBA poi, alcuni piccoli ma ricorrenti problemi fisici e un minutaggio sempre in calare. Insomma, una delle prime assolute più deludenti di sempre.
Per giungere al panorama odierno, lo troviamo in una squadra con zero ambizioni di titolo (solo Cleveland ne ha a Est probabilmente) e soprattutto in panchina. Davanti a lui partirà Brook Lopez, una delle pochissime stelle rimaste agli scellerati Nets. Di riciclarsi come ala grande, suo ruolo naturale, non se ne parla per la troppa concorrenza.
Che speranze abbiamo allora per lui? Innanzitutto che quanto mostrato di buono agli Europei si trascini in questa stagione NBA e in secondo luogo che la mancanza completa di aspettative sul romano lo faccia sbocciare nuovamente, in quello che sarebbe un miracolo cestistico davvero pregiato anche considerata la scarsissima forma denunciata in offseason. Chissà che però, lontanissimo dalle etichette di “prima assoluta” e di “strapagato senza ragione”, possa nascondersi un Bargnani interessante.
Marco Belinelli
Sacramento Kings
Stipendio: 3 anni, 19 milioni (firmato in estate)
Prospettive di gioco: sesto, settimo uomo
Il picco di Marco Belinelli lo sappiamo davvero tutti. Il 15 giugno 2014 l’italiano è il primo compaesano a vincere il titolo NBA, con i San Antonio Spurs. A volerla dire tutta, questo qui ha vinto anche il titolo nei tiri da tre all’All-Star Game, ma quello che nel 2013 ci sembrava già una grande conquista ormai non è che un poco importante ricordo nella bacheca del bolognese.
L’estate è passata tra una voce di mercato e l’altra, mentre il sogno azzurro si bloccava sulla solidità lituana nei quarti di finale di Eurobasket. Tra Warriors, Hornets, Spurs e Sacramento Kings l’hanno spuntata questi ultimi, offrendo a Marco un contratto bello grasso per quello che, in ottica NBA, è poco più che un grande tiratore e un affidabile sesto uomo.
E George Karl, suo nuovo allenatore, ha già dichiarato senza mezzi termini che il titolare sarà Ben McLemore. Siamo sicuri che Belinelli non sia molto dispiaciuto da questo, e al contrario sia contento della sua nuova squadra anche in considerazione del fatto che il suo nuovo leader, Rajon Rondo, ha tuonato: “Prendetemi un tiratore!” poco prima che arrivasse all’italiano l’offerta dal nord della California.
Certo, per sperare nella postseason gli Spurs erano ancora la squadra ideale, e i Kings, pur essendosi rinforzati, sembrano destinati a battersi con le unghie e con i denti per quel posto nei Playoff. Ma Marco entrerà dalla panchina, segnerà molto e farà ciò che ormai è abituato, da professionista NBA, a fare.
Danilo Gallinari
Denver Nuggets
Stipendio: 14 milioni quest’anno, 20 il prossimo e 16 nel 2017 (opzione giocatore)
Prospettive di gioco: in quintetto come ala piccola
Il lodigiano è sicuramente l’italiano più valido da un punto di vista NBA. A questo proposito, ricordiamo il tempo in cui (non più di quattro anni fa) in cui Denver viaggiava spedita nei piani alti della Western Conference e Danilo era tra i migliori di quella squadra. Quello fu il suo più proficuo periodo, nel quale abbinava grande solidità da giocatore prettamente europeo a qualche invenzione da playground che convinse gli americani di aver trovato un italiano “diverso”.
Peccato che poi il ginocchio abbia fatto crack (2012) e che i Nuggets si siano trasformati in un cantiere. Un cantiere in cui, però, il Gallo gode ancora di ampia stima, come testimoniato dal grosso investimento finanziaro fatto su di lui e la mancanza quasi totale di rivali nel ruolo di ala piccola.
Non prendiamoci in giro, a meno che Emmanuel Mudiay non sia il nuovo Chris Paul, questi Nuggets i Playoff li sognano e basta, ma per il nostro si prospetta una stagione proficua dal punto di vista statistico e professionale. Mike Malone, nuovo allenatore di Denver, gli ha confessato di preferire l’approccio run-and-gun e considerate le doti da tiratore di Gallinari possiamo azzardare il pronostico che l’italiano ritoccherà i suoi picchi realizzativi (i 16.2 punti a partita del 2012). Inoltre, sempre Malone crede di utilizzarlo sia da ala grande che da ala piccola, garantendo minutaggio e possibilità di trovare l’esatta collocazione in campo.
Insomma, un grande in una piccola realtà. Per l’eccellenza ci sarà da aspettare quindi, ma i suoi tifosi avranno di che divertirsi già da domani.