100%: l’Italia, come Germania, Francia e Spagna, ha portato 2 squadre tra le prime 16 d’Europa. No, Roma e Juventus è presto per dire che ce l’hanno fatta: parliamo della Women’s Champions League, che ci vede finalmente protagonisti ai sedicesimi con doppio approdo agli ottavi.
Oltre a ragionare sull’intero movimento, la storia recente: Brescia accoppiato al Liverpool e si salvi chi può, più o meno, alla luce anche dei titoli vinti dalle Reds nelle stagioni inglesi 2013 e 2014.
Da lì in poi un’attesa che era anche voglia di esserci, di giocarsela con coraggio e senza paura. Figurarsi quando hai a disposizione il Rigamonti, lo stadio “dei maschi”, quello di Baggio: 1-0 alle pluridecorate ragazze della Merseyside e discorso rimandato alla gara di ritorno. Giocata sul sintetico di Widnes, campo dove di solito si gioca con la palla ovale ma sede abituale anche delle partite interne di un Liverpool in vera difficoltà in campionato (penultimo in una Women’s Super League ormai in archivio): difficoltà confermate sul rettangolo di gioco, con le Leonesse abili sia a reggere che a sfondare, con quella Bonansea fantastica protagonista di caratura ormai internazionale. Nello 0-1 del Select Security Stadium c’è tutta la crescita del Brescia femminile ma anche il segno della competitività ritrovata dalla Serie A tutta: i problemi restano ma son soddisfazioni vere.
Meno blasonato e nobile nel nome ma ostico per davvero il St. Pölten-Spratzern, società che detiene la ÖFB-Frauenliga. Fondato nel 2006, veloce nella scalata ai vertici: costretta ad abdicare nel 2014-2015 la dinastia del SV Neulengbach, campione per 11 stagioni consecutivi. Una squadra scoppiettante in attacco, soprattutto: 4 gol al Verona davanti ai 1.000 di Sankt Pölten, 2 davanti ai 3 mila del Bentegodi. Pure qui, cornice importante: lo stadio dello scudetto, dell’Hellas e del Chievo. Una festa con diretta sulla tv di stato, la girandola di emozioni di un 2-2 firmato da due stelle assolute come Gabbiadini e Vágó.
La gioia delle serate di mercoledì e giovedì illumina un ambiente in subbuglio, o comunque frastornato da cambi che avvengono troppo in fretta, o modifiche che non arrivano mai. È freschissima la notizia dello sciopero, sono ben note le problematiche. Nel nostro piccolo, crediamo di aver sempre fatto la nostra parte per dare visibilità a ragazze che si mettono in gioco giorno dopo giorno, sacrificando sé stesse e la loro vita privata, tra calcio e lavoro, Serie A ed Europa. Manca sempre il centesimo per la lira, spesso paghiamo dazio se posti di fronte alle riforme e i progressi delle altre realtà: il secondo posto nel girone di qualificazione mondiale dietro la Spagna nasce (anche) dalla nostra miopia, e di meno non si può dire per lo spareggio perso con l’Olanda.
Adesso viene il bello, perché nel sorteggio di lunedì nessuna delle rappresentanti dell’Italia del calcio femminile sarà testa di serie. Prima fascia per la coppia di tedesche (Frankfurt e Wolfsburg) e francesi (Lyon e PSG), le svedesi del Rosengård e le vicine scandinave del Fortuna Hjørring, oltre al solito Barcellona. Meno paura farebbe lo Zvezda Perm (Russia) ma a questi livelli non esistono sfide facili: nell’anno della finale a Reggio Emilia, provarci è un obbligo. Bene così, ragazze d’Europa.