La notizia della settimana, per gli appassionati di calcio ticinesi, è stata quella del licenziamento di Livio Bordoli da parte dell’Aarau. Fermo restando che la squadra ha avuto, sicuramente, una partenza difficile, è innegabile anche il fatto che, nelle ultime settimane, i rossoneri apparissero in ripresa. L’ultima sconfitta è del 21 agosto (in casa contro il Winthertur): sono poi seguite tre vittorie (una in Coppa svizzera) e tre pareggi. La squadra, è vero, è penultima in graduatoria (con 12 punti in 11 partite), ma questo non deve trarre in inganno: l’ambizioso Bienne del capocannoniere Marchesano (che a fine stagione passerà allo Zurigo), secondo in classifica, è avanti solo di quattro lunghezze, per effetto di una classifica molto corta e anomala. La capolista Losanna, di punti, ne ha 20: il campionato è ancora lungo, e una squadra attrezzata, come quella rossonera, potrebbe ancora giocarsi diverse carte. Una situazione, insomma, simile a quella dello Zurigo in Super League (ma, forse, gli argoviesi sono messi meglio come risultati: Hyypiä, che è seduto sulla panchina tigurina dal 31 agosto, finora è stato capace di vincere solo una partita in Coppa svizzera).
In ogni caso, la sensazione diffusa, in Ticino, è che intorno al tecnico, uno dei più esperti della Challenge League, sia stata fatta terra bruciata da parte di qualcuno all’interno della società, e il tutto con l’appoggio della stampa locale, mai troppo tenera con l’allenatore, originario di Losone. In questi giorni, infatti, proprio i giornali argoviesi avrebbero insistito su una presunta fronda da parte dei giocatori, fatto che Bordoli ha negato, nelle interviste concesse ai giornali della Svizzera italiana.
E, come sempre, quando salta una panchina nei campionati professionistici elvetici, tutti guardano verso Chiasso. Non è un mistero che Marco Schällibaum abbia fatto inserire, nel suo contratto con i Momò (che, durante la sosta, hanno battuto l’Inter in amichevole, e che lunedì incontreranno, nel posticipo, il Bienne in trasferta), una clausola che gli consente di svincolarsi alla presenza di un’offerta da parte di una società di Super League. Non sarebbe questo il caso; tuttavia, da Fabio Galante in su, tutta la dirigenza dei ticinesi è consapevole che, in questi casi, conta la volontà dell’allenatore. Il quale, in più occasioni, non avrebbe fatto mistero della sua volontà di tornare, presto o tardi, oltre Gottardo, per motivi familiari. Staremo a vedere. Scambio di panchine? Ipotesi suggestiva, in effetti. Molto potrebbe dipendere dal tipo di impegno economico necessario: Bordoli, tra l’altro, si è già seduto sulla panchina del Riva IV nella stagione 2012/2013.
Più su, a Lugano, niente amichevoli di lusso durante la sosta, come da filosofia di Zeman: il tecnico boemo, evidentemente entrato nella rivalità tra squadre cantonali, stuzzicato dai giornalisti, ha ironizzato, a tale proposito (forse un po’ rudemente), riguardo all’amichevole di prestigio che si è giocata una manciata di chilometri più a sud, e della quale riferivamo sopra: “Un conto è giocare a San Siro con l’Inter, un altro è farlo davanti a cento tifosi…” (chissà come l’hanno presa a Chiasso…).
Prosegue, invece, la preparazione all’importantissima sfida di domenica contro il San Gallo. Il boemo, ovviamente, spera di poter proseguire sulla strada intrapresa prima della sosta per le nazionali: i gol su azione sono arrivati (tre nelle ultime due partite): ora, serve la vittoria. I bianconeri, a Lucerna e nel primo tempo di Basilea, hanno dimostrato di avere ritrovato, in parte, il filo del gioco, che sembrava essersi smarrito a Sion. La squadra, per la prima volta nella stagione, è stata capace di porre rimedio a una situazione di svantaggio; Zeman, inoltre, ha apprezzato la grinta e la comunicazione messe in mostra sul campo dai suoi. Infine, forse per la prima volta in campionato, giornalisti e tifosi hanno visto, con continuità, verticalizzazioni, azioni corali verso la porta, sovrapposizioni: in una parola, zemanlandia.
Molto ha fatto l’inserimento a centrocampo di Črnigoj, che ha dato quel peso nei contrasti che Rey e Pušić, finora, per motivi fisici e limiti tecnici individuali, non erano stati in grado di dare. Certo, c’è ancora molto da fare: sugli esterni difensivi il boemo non ha ancora trovato una formula che lo convinca (conta anche la qualità degli interpreti, evidentemente); ci sono stati numerosi blackout individuali (Russo a Lucerna e anche a Basilea, Markaj sempre sul campo dei renani), e si deve ancora crescere sul piano del carattere. Però, è un dato di fatto che la squadra, adesso, corra per 90′: e, a questo punto, con l’autostima, ci si augura che crescano anche “cattiveria” e malizia agonistica. Appuntamento a Cornaredo, dunque, domenica pomeriggio, alle quattro in punto.